Mughini: “Napoli una ex Capitale che guarda al passato. De Ma volgare, festa per Diego scadente!”
Giampiero Mughini, ha rilasciato un’intervista ai colleghi del Corriere del Mezzogiorno: «Non sto certo ad aspettare che mi si spieghi che Napoli è la città di Giambattista Vico, di Croce, di De Filippo, di La Capria, di Bennato e di chissà quante altre personalità della cultura e dell’arte. O che sia stata una delle grandi capitali europee. Certe cose le so bene. Conosco bene e ammiro la grandezza di Napoli. Che, tuttavia, lo confermo, resta una città che guarda indietro».
Ancora una considerazione critica. «Il problema è che i napoletani sono troppo napoletanisti. Cosa significa? Che sono eccessivamente fanatici della napoletanità. Chi non si dimostra sufficientemente fanatico viene fatto passare per uno che getta vuole gettare ombre sulla città».
Il riferimento è alla recente polemica tra il sindaco Luigi de Magistris e lo scrittore Roberto Saviano. «Non sono certamente spiega Mughini – un savianista, che, a suo modo è diventato una specie di Maradona. Ma trovo che gli attacchi di de Magistris siano stati volgari».
Tornando alla celebrazione di Diego, Mughini osserva: «Non mi sentirei di definire lo spettacolo una pacchianata, diciamo che si è trattato di una festa popolare e, come tale, un po’ innocua e un po’ scadente. Scadente perché una città alle prese con tanti problemi incalzanti non può entrare in uno stato di estasi per un campionissimo del passato. L’estasi è qualcosa di raro, che si può provare poche volte nella vita, per una donna, ma non per tutte, o per un’opera d’arte».
E a proposito della scelta del San Carlo per ospitare il tributo al Pibe nessun dubbio. «Si è trattato di una scelta fuori misura. Del resto, anche Napoli è una città un po’ fuori misura».
Una città che pensa «che Maradona sia un santo», mentre per Mughini «è stato solo un giocatore divino che spesso parla a vanvera» e che «avverte una continua e smisurata necessità esibizionistica». Ciò non toglie che la cittadinanza onoraria ci possa stare. «Se pensiamo a chi hanno fatto cavalieri della Repubblica…», l’ultima sferzata dello scrittore.