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De Laurentiis: “Nuovo stadio a Bagnoli! Investirò sui 18enni e vincerò. Sarri scienziato, su Maradona…”

Champions League
15 Febbraio 2017 07:34 Di redazione
7'

Il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, ha rilasciato una lunga intervista sulle pagine del Mattino, direttamente da Madrid: “Ferlaino prese il Napoli nel 1969, impiegò 18 anni per vincere il primo scudetto, io sono presidente da 12, posso fare anche meglio di lui. Mazzarri è stato bravo a portarci in Champions, Benitez a selezionare talenti in linea col budget, Sarri è uno scienziato del calcio, quando lo presi, alcuni tifosi delle curve mi contestarono. Adesso mi viene da ridere.

Non ho mai visto un tecnico così meticoloso sul campo e coi calciatori. Per esempio, se avessi preso Gagliardini, lui non lo avrebbe mai fatto entrare subito, come invece ha fatto l’Inter. Sarri è speciale, uno scienziato del calcio.

Zielinski e Diawara giocheranno? Non è detto. Non conosce la formazione? Se insistessi il mister me la direbbe, ma in un momento di tensione come questo non mi sembra opportuno.

Non discuto le scelte di Sarri, a fine campionato ci siederemo e verificheremo gli errori, se ci saranno stati, e discuteremo dell’eventuale modalità d’impiego dei calciatori.

Dissenso tra me e lui? Non abbiamo imparato a capirci, per il bene del Napoli. Anche perchè abbiamo alzato l’asticella della qualità, quindi si deve vincere.

Gli ingaggi sono cambiati, ma con Leandrinho e Zerbin abbiamo una rosa di 26 giocatori. A Maradona ho offerto il ruolo di ambasciatore della società nel mondo, avrà il compito di aprire nuove accademie Napoli, discuteremo anche alla luce del nuovo impegno preso con la Fifa. Chi vivrà vedrà.

Stadio? In Italia c’è menefreghismo e cecità politica, si è fatta una legge per fare un dispetto a Lotito e alla Sensi sulla speculazione edilizia. San Paolo? Devo aspettare che maturino delle opportunità per capire se sarà possibile trasformare lo stadio in un impianto modello, con tutti i problemi burocratici che arriverebbero, o costruirne uno nuovo a Bagnoli, una volta effettuata la bonifica. A Bagnoli c’è il problema della bonifica, con la caduta di Renzi si è rallentato tutto. Cosa aspetto? Che si trovi una soluzione in quell’area, o dovrò trovare un altro spazio. Non è il San Paolo la soluzione finale.

Ma l’ autorizzazione a costruire a Bagnoli chi gliela dà? La cabina di regia? O l’ amministrazione De Magistris e i movimenti che le stanno attorno? «Su Bagnoli c’ è solo il problema di procedere alla bonifica. Certo, con la caduta di Renzi, tutto si è rallentato. Ma io spero che…».

Non può che far piacere questa affermazione. Ma dica, ha cambiato idea? «Il San Paolo ha una copertura che andrebbe eliminata e portata a smaltimento. Poi ha il problema di vincoli architettonici e, da ultimo, una viabilità intorno difficilmente modificabile. Ci sono palazzi che potrebbero soffrire di inquinamento acustico e statico per le vibrazioni. Qualcuno, in maniera un po’ superficiale, mi ha chiesto: ma non potresti abbatterlo e ricostruirne un altro più moderno? È un’ ipotesi suggestiva, ma dove giocherebbe il Napoli, una volta demolito il San Paolo, e in attesa del nuovo impianto? Già sarebbe alquanto complesso trasformarlo mentre si gioca, figuriamoci sostituirlo con uno nuovo».

E quindi? «Quindi, dopo aver offerto un finanziamento di 35 milioni, più altri 40 milioni per costruire spazi commerciali, devo ringraziare il sindaco e il consiglio comunale di avere bocciato la mia proposta. Avrei buttato tutti questi soldi senza fare crescere più di tanto il Calcio Napoli. Però sa qual è la cosa che mi dà fastidio? Che la gente creda che il San Paolo sia mio. E che il fatto che non venga manutenuto dipenda da me. Invece ho investito svariati milioni in questo stadio, e ancora devo riaverli indietro. Ma oggi, tra l’ altro, mi è impedito di investire ulteriore denaro in ristrutturazioni che, com’ è noto, competono al Comune».

Ma il Comune non ha ottenuto un mutuo di 25 milioni dal credito sportivo? «Dubito fortemente che quelle somme serviranno a cambiare il San Paolo».

Converrà che di tempo se n’ è perduto molto, e nel frattempo lo stadio è in un degrado inaccettabile. «Sì, convengo. E per non farci sottrarre dalle squadre del centro-nord i nostri giovani talenti, stiamo progettando di fare nei prossimi 24 mesi una nuova casa del Napoli per il reparto giovanile, con otto campi di calcio, palestre, piscina, alberghi e scuola. Magari riusciremo a tenerci i ragazzi migliori. In attesa che qualcosa nel Paese cambi e il nuovo ministro per lo sport, che finalmente c’ è, progetti una legge credibile per finanziare i nuovi impianti».

Ha fiducia nell’ Italia? «Ho pensato che Renzi, Delrio, Franceschini e Calenda fossero un quartetto in grado di cambiarla. Ora penso che perdiamo troppo tempo e rischiamo di affondare economicamente. Perché, vede, in Italia, e ormai anche in Europa, si fa più politica che economia. E la politica spesso è inconcludente. Se avessimo fatto gli Stati Uniti d’ Europa venticinque anni fa, copiando la costituzione americana, avendo un unico esercito e un’ unica politica fiscale, una scuola inglese per tutti e lingue nazionali per difendere una quota di identità e tradizione, oggi domineremmo il mondo».

E magari avremmo un unico campionato di calcio? «Certo, il più bel campionato di calcio del mondo».

Ma intanto c’ è il Real. E lei che gli va incontro sulla rotta di Madrid con una pattuglia di amici vip. «Ho invitato Walter Veltroni, che è stato un allievo di mio padre, e oggi fa delle bellissime interviste di sport. E poi c’ è Paolo Sorrentino, un amico del Napoli».

Sta tentando la formula dell’ Oscar per il calcio? «No, Sorrentino è un tifoso sfegatato. E così pure Silvio Orlando. Questa è una partita epocale. E loro sono gli amici giusti per vederla insieme».

Dica la verità, si sentirebbe più tranquillo se Cristiano Ronaldo vestisse la maglia azzurra? Magari tra qualche anno, in un campionato europeo, se la sua quotazione scendesse… «E che ci faccio tra un po’ di anni con Cristiano Ronaldo? Il brodo di gallina? Io investirò sui diciottenni. E vincerò con loro».

De Laurentiis pronuncia queste parole mentre scende dall’ autobus, che ha condotto la comitiva azzurra in albergo, tra due file di ragazzi e di bandiere. Al tramonto, per le strade di Madrid migliaia di tifosi napoletani vagano senza meta. Sciamano inquieti per la Porta del Sol, infilano l’ ingresso di musei e gallerie, sgranano gli occhi davanti a Picasso o Velázquez. Nessuno di loro può spiegare ciò che sente, mentre avanza in ordine sparso verso il gigantesco ovale dove tutto stasera si decide, piantato con la maestà del calcio regale sul pianoro roccioso di questa capitale imperiale. Un intreccio di pensieri inesprimibili gorgoglia dentro ciascuno. È un fiato di vita, avvolto in un’ esitazione lunga trent’ anni, dall’ ultima volta che… No, ricordare farebbe quest’ attesa insostenibile. Proprio ora che, finalmente, sembra che di essa ci si possa liberare. Perché stasera qualcosa accadrà. Costi quel che costi.

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