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GAZZETTA – Sarri non parlava più a Gabbiadini, se ne frega di certi giocatori. E’ un “talebano” di successo!”

Calciatori
27 Febbraio 2017 09:07 Di redazione
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Sebastiano Vernazza, editorialista de La Gazzetta dello Sport scrive dell’exploit in Premier di Gabbiadini in un fondo sull’edizione odierna della rosea: “A qualcuno, verso sera, saranno fischiate le orecchie. A chi? A Maurizio Sarri, il convitato di pietra di Manchester United­-Southampton, finale di Coppa di Lega inglese ieri a Wembley. Doppietta di Manolo Gabbiadini, a fine gennaio scaricato con freddezza dal Napoli, su input dell’allenatore. Gabbiadini ha regalato al Southampton l’illusione della grande rimonta, poi Ibrahimovic ha rimesso le cose a posto e lo United di Mourinho ha alzato al cielo il trofeo, ma la sostanza resta: cinque gol di Manolo in tre partite «inglesi», tre reti in Premier e due nel match di ieri, senza contare che a Wembley sullo 0­0 gli è stato annullato un gol regolare. Fatturato inversamente proporzionale alle difficoltà offensive patite dal Napoli contro Real e Atalanta.

Era proprio necessario che De Laurentiis cedesse Gabbiadini? Sì, Sarri dell’attaccante bergamasco non sapeva più che cosa farsene, l’aveva confinato nel limbo degli indesiderati e non gli parlava più. Comunicazione minima, anche se non ci sono tracce di indisciplina, Gabbiadini si è sempre comportato in modo corretto. Sarri però non lo riteneva adatto al suo gioco e lo impiegava a ritagli, senza continuità. Per sostituire l’infortunato Milik, meglio Mertens falso nove che Gabbiadini vero centravanti, eppure i due gol londinesi ­ il primo ad anticipare tutti, il secondo con girata fulminea ­ dimostrano che Manolo può ricoprire al meglio il ruolo di prima punta. Via «Gabbia», è arrivato Pavoletti, costato 18 milioni e fin qui soggetto misterioso: tanto valeva tenersi il predecessore.

Sarri se ne frega, scusate l’espressione, dei giocatori che non declinano al meglio il suo gioco. Li emargina o li tiene fuori finché non ritiene che siano pronti per recitare a memoria il copione. C’è voluto del tempo perché Diawara prendesse il posto di Jorginho e tanti si chiedono perché Rog, promettente croato, a 21 anni ammuffisca in panchina. Sarri è un allenatore talebano, si fa per dire, e si è conquistato il diritto di esserlo: sui grandi palcoscenici è salito con la forza delle sue idee. Soltanto che più si sale più si alza il livello, per cui si arriva a un punto in cui qualunque grande gioco deve misurarsi con grandi giocatori. Qui di solito gli allenatori alla Sarri ­ trent’anni fa avremmo scritto alla Sacchi ­ falciano gli incompatibili, quelli che nel nuovo humus tattico non attecchiscono, e gli indifferenti, coloro che non mostrano entusiasmo per lo spartito. Qui di solito si ingarbugliano le carriere dei talebani di successo”.

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