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Caso Juve-Ultrà-‘ndrangheta: gli sviluppi. Anche la Roma all’antimafia!

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23 Marzo 2017 12:30 Di redazione
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Questione di carte. Processuali e sportive: là dentro ci sono, ci sarebbero, due intercettazioni raccontate, ma che, agli atti, nessuno ha visto. Scorre via, così, la seconda, ed ultima chiamata dell’avvocato della Juve Luigi Chiappero davanti alla Commissione parlamentare antimafia. «Non patteggeremo» La Juve riconosce, senza esitazione, di aver sbagliato. Un errore «sulla gestione della vendita dei posti assegnati…» che, una volta evidente, «ci ha sconvolto…», dice Chiappero. Il resto non c’è: non ci sono i contatti o rapporti fra il presidente Andrea Agnelli e Rocco Dominello, indagato nell’inchiesta penale «Alto Piemonte» (oggi prima udienza a Torino), non c’è alcuna consapevolezza su cosa e chi rappresentasse lo stesso Dominello e non ci sono le intercettazioni a cui esponenti della commissione fanno riferimento.

E, allora? Chiappero gioca in contropiede: «Abbiamo ribadito – sottolinea il legale bianconero – ancora una volta quanto letto negli atti, mi piacerebbe ci fosse una desecretazione di tutto quanto perché mi sono stati evidenziati un paio di passaggi che, francamente, nelle carte non ho trovato. Neanche all’interno del deferimento sportivo…». Il deferimento sportivo è quello scritto e firmato dal procuratore della Figc Giuseppe Pecoraro: venti pagine che «non ci consentono di andare da lui e chiudere la partita (patteggiando, ndr) perché c’è un capo di imputazione (la collaborazione fattiva con esponenti della criminalità, per Pecoraro testimoniata da colloqui intercettati sui capi ultrà ndr) che non dice il vero», racconta ancora.

“Si parla di due intercettazioni: nel deferimento non c’è niente, negli atti nemmeno” missione antimafia e alle sue riflessioni o al suo atto d’accusa si rivolgono i «commissari» quando si parla delle due intercettazioni. «Sono nel deferimento sportivo…», così il deputato Marco Di Lello, presidente della Commissione Mafia e Sport. «Togliamo il segreto e parliamo con i fatti: basta associare la Juve alla malavita», afferma il senatore del Pd Stefano Esposito. «Una cosa è raccontare che ci sono, una cosa è leggere», sottolinea il collega di partito Massimiliano Manfredi. «Forse lei, avvocato, alcune carte non le ha quando si dice sicuro di nessun incontro con Dominello», l’intervento della presidente Rosy Bindi.

La Roma in Commissione  – Di sicuro è, quantomeno, curioso che, al di là della difesa della Juve, siano gli stessi membri della Commissione a chiedersi se esistano queste intercettazioni o ad affermare che siano dentro ad un deferimento (sportivo) di sole venti pagine senza che tutti ne siano a conoscenza. Allo stato dell’arte, la Juve è come se avesse la sensazione di essere accusata dalla procura Figc di qualcosa di cui non conosce la matrice, se davvero c’è. Agnelli ha dato la sua disponibilità ad essere ascoltato dai parlamentari e lo sarà dopo Pasqua: adesso, il lavoro della Commissione si concentrerà sulle altre società per capire la natura dei rapporti con i tifosi, soprattutto quelli della curva (i dirigenti della Roma saranno i primi per l’inchiesta dopo le minacce a Totti e De Rossi di due anni fa).

Fonte – La Stampa

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