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La verità sul caso Taglialatela, il pm chiede 14 anni: lui ammise legami coi Mallardo

Opinioni
22 Aprile 2017 08:32 Di redazione
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Il pubblico ministero Maria Cristina Ribera ha chiesto 14 anni di reclusione per Pino Taglialatela, ex portiere di Napoli e Fiorentina, nell’ambito del processo «Crash» che vede imputati gli esponenti del clan Mallardo. Come riporta l’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, le accuse per Taglialatela, a Napoli per tutti «Batman», sono pesanti: gli vengono infatti contestati i reati di intestazione fittizia di beni e, soprattutto, di associazione di stampo camorristico.

Il processo ha avuto inizio qualche tempo fa. Il perno della vicenda è Mauro Moraca, difeso dall’avvocato Pino Pellegrino, attualmente già in carcere per altri processi. Moraca avrebbe usufruito di alcuni veicoli intestati a Taglialatela – in particolare un motociclo T Max – in virtù della residenza ischitana di quest’ultimo.

Taglialatela – attualmente opinionista televisivo – è stato ripetutamente interrogato nel corso del processo, ha ammesso i suoi contatti con il clan Mallardo specificando però che erano dettati da ragioni di parentela di un esponente della cosca (il defunto Feliciano Mallardo) con sua moglie. Inizialmente, Taglialatela era accusato solo di intestazione fittizia di beni, la modifica e l’aggravamento dei reati che gli sono stati contestati deriva da informative del Gico della Guardia di Finanza secondo le quali l’ex portiere sarebbe stato una «testa di legno» di Mauro Moraca.

Nel corso di un interrogatorio Taglialatela ha spiegato: «È vero, nel corso degli anni mi sono intestato alcuni motorini ed auto, ma solo per beneficiare del fatto che ero residente sull’isola di Ischia dove vige il divieto di circolazione in estate e trarre beneficio dal risparmio sul premio assicurativo». Quanto alle intercettazioni con Moraca (l’accusa ha chiesto 24 anni di detenzione per lui), Taglialatela ha ammesso di aver parlato alcune volte al telefono con lui ma solo per questioni familiari.

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