GAZZETTA – Maestro ed esteta, Sarri da premiare: ricordate i due pallonetti zuccherosi?
Ecco alcuni stralci dell’editoriale di Pierfrancesco Archetti sulla Gazzetta dello Sport: “Maurizio Sarri riceverà oggi nel salone d’ onore del Coni il premio Enzo Bearzot. L’ allenatore del Napoli succede a Claudio Ranieri e Massimiliano Allegri, incoronati negli anni scorsi dopo aver vinto il campionato inglese e italiano.
Ecco la differenza: pur senza titoli da pesare, a Sarri viene riconosciuta l’ estetica delle idee innestata su velocità e precisione. Facile innamorarsi e sposare un’ opinione: se contassero soltanto divertimento, varietà di proposte, frequenza di gol, il Napoli avrebbe superato anche Juventus e Roma.
Gli azzurri hanno chiuso domenica con il miglior attacco della Serie A, con 94 reti; la miglior percentuale di passaggi riusciti (87,2 per cento); 4 giocatori in doppia cifra, quanto a reti: Dries Mertens (28), Lorenzo Insigne (18), Josè Callejon (14), Marek Hamsik (12). Nei 5 maggiori campionati d’ Europa soltanto il Real Madrid vi è riuscito.
Due realizzazioni, contro Cagliari e Torino, sono scoccate dopo una serie di 24 passaggi: altro primato.
Più spumeggianti, ma non i più bravi, nonostante il record societario di punti (86); alla squadra che ha perso di meno, soltanto 4 volte contro le 5 della Juve e le 7 della Roma, vanno gli attestati di gradimento, non i trofei o l’ Europa immediata. Non è un’ ingiustizia, il campionato è un cammino troppo lungo perché dia verdetti contraddittori.
E anche le giustificazioni del terzo posto sono diverse, ma contengono tutte una parte di verità: troppi pareggi, otto, più delle due rivali insieme; oppure la maledizione Atalanta, l’ unica ad aver tolto 6 punti su 6 a Sarri. O ancora: la testa debole negli scontri diretti, con un successo soltanto nei 4 match contro Allegri e Luciano Spalletti. E anche il terribile gelo d’ ottobre, con 3 dei 4 k.o. dell’ anno.
Finito quel mese, il Napoli ha infilato 26 risultati utili su 27, andando sotto soltanto contro Gasperini, il 25 febbraio. L’ ultima mancanza dell’ affidabilità totale, su cui l’ allenatore dovrà lavorare in estate, il fattore San Paolo: non proprio un sinonimo di baldoria, dato che i punti in casa sono 43, ben 12 meno della Juve. Ma oltre al ricordo della vincitrice del girone di ritorno, con 48 punti, ciò che l’ ultimo Napoli lascia al campionato è la pienezza del suo gioco, generata anche da una tenuta fisica eccellente.
Uno show costruito con una serie di combinazioni che fa sparire gli avversari dal campo, nel senso che sembra che non esistano proprio, tanto arrivano fuori tempo. È implacabile e spettacolare l’ alternanza di soluzioni: profondità ricavata dalle entrate verticali o lo scambio orizzontale fra gli esterni che poi chiudono con l’ esultanza. È come il gol alla Robben: tutti sanno che finta disegnerà l’ olandese, eppure riesce spesso.
E se il predominio del Napoli sembra quasi meccanico (corsa-passaggio-conclusione), ecco la morbidezza di Insigne e di Mertens a decorare il traffico a zig-zag del sistema sarriano. Il pallonetto zuccheroso del napoletano vero, domenica con la Samp, e quello cesellato contro il Torino (18 dicembre) dallo scugnizzo belga, sono arte che emerge dalla fatica di una vita in tuta, tra sbuffi, imprecazioni e parecchie trovate originali”.