“Insalata e gol la dieta di Sarri, quella volta che dissi: se segno tu voti a destra…”
«Primo giorno di ritiro col Cavriglia, mi siedo a tavola, mi servono la più triste delle insalate e poi una pallina di gelato. E che è ‘sta roba? Non sto mica male io». Quando un calciatore che ha fame incontra un piatto vuoto, il piatto vuoto finisce male.
«Un dirigente mi dice: l’ha deciso il mister, dice che sei ingrassato. Grasso a chi? Beh, insomma, grasso, diciamo robusto, tonico, un po’ sopra il peso forma. Ok, d’estate buttavo su cinque-sei chili, ma poi li smaltivo. Faccio: dì al mister che io ‘sta roba non la mangio. Il giorno dopo: insalata e pallina di gelato. Mi alzo da tavola, sono imbufalito, vado dal mister, che poi era Sarri, potevo farlo, io ero il bomber, uno da venti gol a stagione, lui veniva dalla 2ª categoria».
Il Gudini all’epoca: uno di quei centravanti che nei giornali locali hanno sempre la fotina, perché tanto non sbagli mai, toro da combattimento nella giungla delle aree di rigore, insulti e tibie volano come rondini prima del temporale, spara solo quando vedi il bianco degli occhi: quel clima lì. Il Sarri all’epoca: uno che aveva una missione da compiere. «Ti dicevo: sono il bomber, vado e lo affronto a brutto muso…Ce ne siamo dette, poi però…beh, la nostra amicizia è nata là. Maurizio è un grande allenatore, di più: è un amico vero, mi ha aiutato nei momenti di difficoltà, c’era al matrimonio mio e di Marina. Oh, tanto per la cronaca: quell’anno, dopo la dieta, di gol ne ho fatti 23».
Mirco Gudini, 48 anni, aretino di Santa Firmina, oggi commercia in pelle, allena quando può, non segna più gol politici come quella volta che: «Era il ‘94, elezioni, la famosa discesa in campo di Berlusconi. All’epoca votavo a destra, Sarri è sempre stato di sinistra, in giro si sapeva. Derby a Castelnuovo. Lui ci teneva a fare bella figura, aveva giocato là quindici anni. Viene da me e mi fa: Mirco, se oggi fai gol io voto per te, altrimenti tu voti per me. Era una sfida bella e buona. Lo guardo, ci sto: ok mister, qua la mano, siamo d’accordo. Dopo trenta secondi siamo sotto di un gol. Al 90’ pareggio, di testa, dentro un mischione in area. Minuti di recupero, mi procuro un rigore, vado a batterlo, tiro una cannonata, segno: è il finimondo. Dopo la bolgia, in spogliatoio gli fo’: Mister, ti tocca votare a destra. Godo. Ma è un attimo. Lui si volta verso di me, ha uno strano sorriso. Non capisco. Poi mi fa il gesto dell’ombrello. E ride: oh grullo, sono andato a votare stamattina perché sapevo che avresti fatto gol…».
Il Corriere dello Sport