FOTO – Higuain alla Juve rischia di fare la fine dei quattrini lasciati sul conto corrente: non frutta!
L’intesa di Higuain coi compagni è rarefatta, dall’inizio. Come poi, a Zagabria, confessò lo stesso Pipita: «Dybala lo preferisco più vicino a me, ma sono scelte sue e le circostanze della partita cambiano». Cosa di cui i due parlarono, e lo stesso successe con Allegri. C’è anche un problema di conoscenza reciproca, come spesso accade con le nuove squadre.
Banalmente, i compagni non sanno come passarti la palla. Conferma Andrea Barzagli: «Penso che per l’integrazione di Gonzalo possiamo fare molto meglio e dargli molti più palloni». Uno perfetto glielo spedì Pjanic, mandandolo in gol, contro la Dinamo: «Miralem mi ha messo una palla come piace a me, perfetta, quando faccio il mio contromovimento», sorrise alla fine l’argentino. È rimasto un episodio isolato.
Higuain può sbagliare posizione e movimento, perché pure lui deve conoscere chi gli sta intorno, l’impressione è che manchi l’ultimo passaggio. L’argentino non è uno che si imbosca, anzi, semmai vorrebbe sempre il pallone, ma è il centrocampo a doverlo pescare. «Dobbiamo sapere che lui si smarca sempre, bisogna essere bravi a cercarlo subito», riassume Allegri.
Di questi tempi, allora, i guai sono la lentezza di Hernanes, la poca lucidità di Khedira, la distrazione di Pjanic. Tanto che la regia finisce per farla Dani Alves, se a San Siro è stato il giocatore con più tocchi di palla (116). Ma pure quello che ne ha perse su vasta scala (24), dando spesso una sensazione di anarchia e confusione. Più talento che azioni Neppure servirebbero le statistiche, basta riguardarsi i gol di Higuain: levato quello di Zagabria (assist di Pjanic) e il primo al Sassuolo (innesco di Dybala, in transizione), il resto dei gol fanno parte delle dinamite del Pipita: dal tocco di rapina contro la Fiorentina alla semi rovesciata del bis al Sassuolo, passando per l’assolo di Empoli e il successivo cadeau della difesa toscana.

Insomma, c’è più il dolo del grande centravanti che la premeditazione del gioco di squadra. Allegri ci sta ovviamente lavorando, dall’inizio, sperimentando in allenamento altri moduli, al di là dell’eterno 3-5-2. Anche se poi l’allenatore insiste sulla qualità delle giocate più che sulle tracce disegnate alla lavagna. Sarà, ma il problema è evidente: la Juve ha troppa abbondanza di giocatori bravi per ridurre il fatturato delle ultime tre partite a un solo gol su azione.
Spesso i bianconeri hanno forza e solidità, non sempre velocità d’azione e di pensiero: tant’è che quasi mai saltano un passaggio. Così, Higuain solo là davanti, rischia di far la fine dei quattrini lasciati fermi sul conto corrente: non frutta.
Fonte: La Stampa