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[AN] – Cosa o chi sta aspettando Gianni: perchè non chiama Maurizio Sarri?

23 Marzo 2018 22:10 Di redazione
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Cosa sta aspettando Minà? Perchè non intervista Sarri? Se Massimo Troisi fosse presente, fisicamente oggi, magari suggerirebbe lui all’amico di sempre, Gianni Minà, la mossa, modificando leggermente il leggendario monologo dell’agendina, inserendo il nome di Sarri prima di quello di Little Tony e di Toquinho. “Gianni aggie pacienza, ma un’intervista a Sarri, nu giornalista come te che sta a telefono cu Cassius Clay e che nella F ha Fidel come uno senza Castro mica se può fa sfuggì l’opportunità ‘e intervistà Sarri? Tanto ca scusa do calcio po’ finisci a parlà ‘e socialismo, dei ragazzi della Sierra Maestra, del ruolo del comunismo nella storia”. Già, quella di Maurizio Sarri è una figura che potrebbe intrigare non poco il prestigioso giornalista torinese, e ci meravigliamo che il buon Gianni non ci abbia ancora pensato. O forse sì, chissà. Si partirebbe con i primi anni da tecnico, i diari della motocicletta sarristi, tanto per restare in tema con il grande Guevara, anni nei quali Maurizio, tra Stia e Sansovino, ha formato la sua idea di calcio collettivo ispirandosi ai principi di Sacchi e a quelli dell’Olanda degli anni 70.

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“Se sei generoso con i compagni, loro lo saranno con te”. Una massima che il comandante ripete ai suoi calciatori ancora oggi. La decisione di lasciare il posto in banca, altra similitudine con Guevara, visto che il rivoluzionario argentino fu presidente della Banca Nazionale di Cuba, esperienza nella quale espresse il suo disagio firmando le banconote col soprannome “Che”. Siamo anche sicuri che dopo le prime due similitudini il tecnico di Figline se ne uscirebbe con un classico: “Ok Gianni, adesso basta prendermi per il culo”, perché Sarri è così è figlio di quella provincia fiorentina, fatta di case del popolo, dove si passava il tempo ad ascoltare filosofi di strada declamare ottavine, tra una riflessione sul PCI e qualche bestemmia, insomma quella raccontata da Benigni e da Carlo Monni alla fine degli anni 70.

Sarri per il sistema calcistico attuale è come il Benigni dei tempi di Woytilaccio, c’è sempre timore che possa andare oltre il linguaggio che la comunicazione moderna pretende, il politically correct che invece appartiene al Benigni attuale e a Max Allegri, suo grande rivale nella corsa al titolo,ma questa è un’altra storia. Di una cosa siamo certi: il Che Gue Sarri, come adora chiamarlo Andrea Scanzi, è il personaggio più sorprendente degli ultimi 20 anni di calcio, un uomo venuto letteralmente dal nulla in un paese dove la raccomandazione e le etichette dicono tutto o quasi, lui è arrivato in alto con competenza e senza chiedere niente a nessuno, lui ha già vinto è troppo avanti per essere capito in un paese conservatore e attendista come il nostro, un paese che fa catenaccio in ogni settore. E chi vi scrive quest’articolo non ha bisogno di titoli per capirlo, così come Van Gogh non aveva bisogno di vender quadri, e C’era una volta in America non ha avuto bisogno di nessun Oscar per essere il capolavoro immortale che è, così è il calcio di Sarri, il calcio di Sarri è una metafora della vita, in una città che non potendosi permettere più il più grande calciatore di sempre ha sposato l’idea della bellezza collettiva per provare l’assalto al palazzo dopo 28 anni di attesa. Quindi Gianni cosa aspetti ad andare a Figline a fine campionato, comunque vada merita la tua investitura, merita di finire nella tua agendina telefonica.

Fabio Gentiluomo

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Immagine realizzata da Salvatore Chietti

fonte: areanapoli.it (Cosa o chi sta aspettando Gianni: perchè non chiama Maurizio Sarri?)

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