Auriemma: “Higuain come Ulisse, numeri impietosi. Che lezione alla Juve”

Raffaele Auriemma, nel suo editoriale sul Corriere dello Sport, evidenzia la grande lezione di calcio in campo e di civiltà sugli spalti: Napoli-Juventus, è un match che si lascia dietro una scia di rimpianti sui quali la squadra di Sarri dovrà a lungo riflettere per provare a capire “perché”. Perché una squadra che sovrasta in lungo e in largo (17 tiri a 4 per il Napoli, 4 a 1 diretti in porta, possesso palla 61 a 39, 0 le azioni manovrate per la Juve nella ripresa…) la prima della classe, poi perde 8 punti contro le ultime 6 formazioni della graduatoria?

L’ unico step di crescita che ancora manca è questo, la capacità degli azzurri di essere “squadra” sempre, in tutte le gare e fin dal fischio di inizio. Il mercato può avere un valore fino a un certo punto e non serviranno rinforzi, ammesso che l’ organico non verrà indebolito da cessioni quasi certe (Ghoulam) e altre che vanno scongiurate quanto prima. Koulibaly, Mertens e Insigne corrono in campo inseguiti da un enorme punto interrogativo sul loro futuro partenopeo.

Sarebbero defezioni pesantissime, soprattutto quella del Magnifico che si candida a diventare il leader di questa squadra, per coinvolgimento emotivo e per qualità tecniche. Anche domenica ha dato spettacolo e strappato applausi, con quel pallone attaccato al piede e con gli 11 dribbling (ne ha vinti 10) che lo hanno reso il calciatore più dotato dei 22 in campo. Insomma, il Napoli ha dato una lezione di calcio alla Juve che vince il titolo ormai da 6 anni e Napoli ne ha data un’ altra a Higuain.

Lo score del match è stato impietoso per il Pipita: 29 palloni toccati (uno solo in area di rigore) ed è il dato peggiore registrato tra i 22 in campo, 0 palloni toccati nella ripresa, un solo tiro (quello rimpallato da Koulibaly), nessun contrasto, solo il 50 per cento dei dribbling vinti. Insomma, una serataccia per l’ ex idolo del Napoli e che Fuorigrotta ha trattato senza le temute offese.

Il Pipita a Napoli sembrava Ulisse. Il Pipita e la sirena, Gonzalo e le sue peripezie che domani lo porteranno nuovamente al supplizio di un passato da cui non potrà mai più sfuggire. Anche stavolta non basteranno tappi e cuffie alle orecchie o pali ai quali legarsi per resistere al dissapore del San Paolo. Anche se somiglia a Ulisse, quelli sono fischi che sibilano e non sirene che cantano”.