Baggio: “Quel rigore con il Brasile mi fa ancora male. Maldini il difensore più forte, su Van Basten…”
Il 10 più famoso e talentuoso nella storia del nostro calcio, Roberto Baggio, si racconta al Corsera. Partendo dal possibile erede: “Guardo molto calcio sudamericano e, da tifoso del Boca Juniors, mi piace molto Centurion. Ma deve migliorare fuori dal campo. Paragoni? Credo proprio che oggi sarei riuscito a giocare qualche anno in più. E non solo io. Ai miei tempi, prima aspettavi la scarpata e solo dopo pensavi a come stoppare il pallone. Oggi, a volte si rischia l’espulsione al primo fallo. Una volta prendevi la botta e non sapevi nemmeno chi te l’aveva tirata. Una volta era una caccia all’uomo”.
Su Ancelotti: “Due parole, poi, su Carlo Ancelotti, che non lo volle con sé a Parma: “Non mi volle al Parma perché non sapeva dove collocarmi nel 4-4-2, ma l’importante è che poi si pentì pubblicamente. Nel calcio di oggi sarei una seconda punta in un 4-3-1-2. Di fianco a un centravanti vero. Platini mi diede la definizione perfetta: ero un 9,5. Zola? Dovette andare in Inghilterra per trovare posto… Quanto costerei oggi? Non ne ho idea (voce dal fondo, del suo manager e amico storico Vittorio Petrone: “150 milioni di dollari”…)”.
Su Maldini: “E’ il difensore più forte contro cui ho giocato. Quando te lo trovavi davanti sapevi che non passavi. Era grosso. Ed era forte di testa, di destro, di sinistro… Dovevi mettere insieme quindici giocatori per fare uno come lui. Van Basten? Mi sarebbe piaciuto giocare insieme a lui. E’ il giocatore con cui scambiavo la maglia più volentieri”.
La finale di USA 94: “Mi capita di ripensare al rigore sbagliato nella finale Mondiale contro il Brasile nel 1994, ma non ho ancora trovato un senso di quell’errore. Anche se il tempo passa, l’amarezza è sempre la stessa. Non è diminuita. Non passerà mai, penso. Mi piacerebbe tornare indietro, a quegli anni. A parte il finale. Il percorso fu denso di significato: per la fatica, le difficoltà e per il carattere e la determinazione con cui ne siamo usciti. Non avrei mai pensato che un giorno la gente avrebbe voluto indossare quello che noi indossavamo allora. Vuol dire che forse hai lasciato qualcosa di bello e di profono. Anche se… è il Mondiale del ’90 quello in cui mi sentivo di poter fare qualsiasi cosa”.