Calaiò: “Ho avuto ragione ad andare in C al Napoli. Gli azzurri giocano un grande calcio, ma la Juve…”

Emanuele Calaiò, ex attaccante del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista sul Corriere dello Sport, ecco alcuni stralci: «Sono strafelice di tutto quello che ho fatto. Mi sento così bene da poter andare in campo con la leggerezza di chi non deve dimostrare nulla, di chi non viene assalito dalla fatica di dover sciogliere le tensioni. Fra campionato e coppe varie, ho messo insieme centosettanta gol, ho giocato in squadre importanti, in città di un certo livello. Sì, sono soddisfatto delle mie scelte. Anche quando ho dovuto apparire testardo pur di affermarle. Andare a Napoli, in C, sembrava uno sbaglio, tanti mi suggerivano di aspettare la chiamata da un top club. Ma io vedevo il progetto, e ho avuto ragione pure allora».

Tutto rose e fiori, quindi? «Beh, in effetti due piccoli nei ci sono…». Prego. «La Nazionale maggiore mi è sfuggita per pura sfortuna. Marzo 2012, nel Siena avevo segnato già 12 gol in A, si va a Cesena e prima della gara vedo Francesco Rocca, di cui ero stato già un giocatore nella Under 20. Lui collaborava con Prandelli, nello staff azzurro. Mi fa: “Manu, sono venuto per vedere te oggi”. Tutto felice, gioco, faccio il massimo e guadagno il rigore del possibile vantaggio ma nell’azione mi rompono il perone. Fine dei giochi, quel treno è partito senza di me».
Sempre colpa della Juve… «Sì, nel senso buono e ammirato del termine. Roma e Napoli forse offrono un gioco più bello da vedersi, ma i bianconeri vincono lo stesso. Società organizzatissima, una mentalità vincente che si vede ovunque ci sia qualcosa di bianconero, lo Stadium: vinceranno ancora loro per chissà quanti anni».