Cannavacciuolo: “Sarri burbero buono, mi piace. Mio figlio vive in Svizzera ma tifa Napoli, se ADL non vende Mertens…”

Antonino Cannavacciuolo, chef napoletano tra i più rinomati al mondo, ha rilasciato una lunga intervista sulle pagine del Corriere della Sera, al giornalista Aldo Cazzullo. Tanti i riferimenti a Napoli e alla sua squadra del cuore. Ecco alcuni stralci: “Da ragazzino mi veniva la febbre per la fatica, e mio padre mi mandava a dormire in macchina; solo una volta mi portò in ospedale perché avevo le gambe gonfie appunto come prosciutti. Alla Sonrisa si teneva il festival della canzone napoletana: c’era un ragazzino bravissimo che aveva studiato al conservatorio, suonava il piano e la chitarra: Gigi D’Alessio. E veniva in ritiro il Napoli: Careca, Alemao, Bruno Giordano, il mitico Bruscolotti. E Maradona”.

L’ho visto la prima volta al San Paolo quando avevo sette anni. Napoli-Inter 0 a 0. Era appena arrivato. Mio zio me lo indicò: “Quello è Maradona”. L’esordio fu difficile. Ogni sera dopo la partita telefonava alla madre in Argentina per dirle il risultato: a Barcellona vinceva quasi sempre; a Napoli quasi mai”.

Quando ha conosciuto Maradona?Nel 2006 venne qui tre giorni. In incognito. E io l’ho protetto. Si era sparsa la voce, chiamavano i giornalisti, e io negavo”.

Cosa mangiava?Era a dieta. Dormiva di giorno e alle 4 di notte chiamava il room service: spaghetti alla genovese, scampi in emulsione di polpo, ma anche paccheri al ragù napoletano”.

Amici chef? “Massimo Bottura è davvero il numero 1 al mondo, e la cosa mi riempie di gioia perché all’estero Bottura vuol dire Italia; così com’ero triste quando c’era la monnezza in strada a Napoli, e all’estero non pensavano a Napoli ma all’Italia”.

Nei giorni del primo scudetto di Maradona ho visto tagliare il tettuccio delle auto con la sega elettrica, per farne decappottabili su cui girare in dieci, me compreso, a festeggiare. Scrissero la formazione del Napoli sui palazzi, la gente si svegliava con la B di Bruscolotti alta due metri sopra la finestra. Dipinsero le scalinate delle chiese di bianco e azzurro. E poi quella scritta al cimitero: “Che vi siete persi…”. Oggi mi piace Sarri: burbero, ma buono. E se De Laurentiis non cede pure Mertens… Mio figlio Andrea ha 4 anni, vive qui vicino alla Svizzera, ma si sente napoletano e tifa Napoli”.