Corbo: “Maradona al servizio di affaristi, rischia il sequestro all’aeroporto! Attenzione al finanziere”
Ecco alcuni stralci dell’editoriale di Antonio Corbo, apparso stamane su Repubblica: “Maradona deve dividersi tra cittadinanza onoraria e business, tra il sindaco di Napoli con fascia tricolore ed un comico che organizza l’ evento oltre Palazzo San Giacomo, tra emozioni da medaglia e show al Plebiscito. Sente parlare di demagogia politica e soldi sottobanco, di gelosie in consiglio comunale, di querele minacciate per chi confonde e diffonde, che caos tra cerimonia ufficiale e una piazzata, tra soldi veri e false verità.
Chi lo chiama, chi lo tira, chi lo spinge, chi lo usa, povero Diego, che resta di quel 5 luglio 1984? Si immagina il suo sconcerto: Maradona è cambiato, ma è cambiata anche Napoli. Se giri il mondo, basta dire Napoli e ti domandano felici: «Maradona»? Sì, l’ argentino Maradona, campione di Mexico ’86 con la sua Nazionale, importato in Spagna dal Barcellona nei primi anni ’80, oggi conteso con nuvole di dollari e yen per premi che sono finti spot, vive di questo. Di quello che è stato.
Un ingaggio da tre milioni l’ anno a Dubai da Mohammed Majid Al Maktoum, delegato all’ arte e allo sport del governo. Riceve anche doni: una Bmw elettrica, la “Phantom”, dopo una Rolls Royce. Gli danno tutto senza che debba far nulla, perché è ancora oggi un mito. Il mito che rese felice la città di Napoli. Sette anni con due scudetti, una Coppa Uefa, 188 partite e 81 gol, una vita spericolata, trionfi e disgrazie, la fuga di notte dopo la squalifica, la droga e il pentimento, «perché non ero io a cercarla, era la droga a cercare me», fino all’ arresto di Buenos Aires e l’ espulsione dal mondiale Usa. Lo sfacelo. Da allora deve procurarsi da vivere.
Anche il viaggio a Napoli per la cittadinanza onoraria attrae sponsor. Va incentivato. Quel Maradona non esiste più, tutto gol e guai, ricci e capricci, eroe plebeo a Napoli come nei barrios argentini. È un uomo che ormai abita nei suoi ricordi, che porta a spasso il suo passato, che moltiplica affari per gli altri, e un po’ per sé. Pensate che dopo Napoli andrà in Russia per visitare il “Bolshoi”? Il suo nome, il suo quintale sbandato, la sua leggenda sono ancora in giro per i Mondiali del 2018 e 2022, non più per la sua gloria ma per gli interessi di altri che magari non conosce e neanche parlano la sua lingua.
Era logico che intervenissero gli sponsor anche qui. La cittadinanza onoraria, giusta e attesa, è un’ operazione politica. A 57 anni non si vive di applausi. Qui come altrove ha un costo se Diego poi finisce su un palco tra musica e deliri popolari. Il 5 luglio 2017 evoca quella maglia azzurra numero 10 che vestiva di sogni i ragazzi senza età di una Napoli che non c’ è più. Ma basta per allestire uno spettacolo una trentina d’ anni dopo.
Una ferita rimane. E se ne parla poco. La grossolana complicità di un portiere respinse dall’ ultimo indirizzo la notifica dell’ Agenzia delle Entrate. Il messo senza accorgersi del paradosso la riportò indietro con una sola parola: “Sconosciuto”.
Il suo debito con il fisco oggi sfiora i 50 milioni, aumenta ogni giorno di 3.200 euro. Niente e nessuno si è mosso abbastanza. Un comitato, un gruppo di politici, una petizione: chi? Prima il commercialista Giuseppe Pedersoli che ha scritto anche un libro, ora Angelo Pisani, «l’ avvocato degli ultimi » come si sente dal Vomero a Scampia, hanno difeso Diego, evasore innocente.
Il Napoli pagava Maradona ed altri giocatori in due modi: un contratto in Lega ed un altro per i diritti di immagine, considerato un modo per evadere metà delle tasse. Al Napoli in posizione simmetrica con lo “Sconosciuto” di via Scipione Capece fu annullata la sanzione. Non a Diego, che non ebbe mai l’ avviso e mai inoltrò il ricorso. Nel diritto penale per la “estensione del giudicato” è normale equiparare le due posizioni. Nel sistema tributario no, e la controversia è infinita. Pisani tenta in Cassazione.
Ma oggi Diego rischia ancora che un finanziere lo fermi all’ aeroporto per staccargli un Rolex o un altro orecchino di brillanti in conto debito con il Fisco. Gelosie politiche, polemiche sui soldi per farlo salire sul palco, concitati processi tributari all’ evasore che riceve però le chiavi della città, che confusione. Com’ è strana Napoli, solo 33 anni dopo”.