Corbo: “ADL a Madrid con le sue idee low cost contro il Real dei super ricchi!”

Antonio Corbo, firma storica del giornalismo sportivo napoletano, scrive della super sfida di domani nel suo editoriale sulle pagine de La Repubblica: “Il Napoli porta a Madrid due idee di calcio nuovo. Gli consentono di sfidare senza complessi il primo club del mondo per vittorie, trofei, incassi. Il gioco: è il più elaborato e riconoscibile in campionato, nell’ultimo biennio ha prodotto spettacolo e 178 gol. La società: una struttura ultraleggera, senza immobili e lussi ma neanche debiti, porta il Napoli al 16esimo posto in Europa per fatturati, fila verso i 250 milioni.

Il Real è al primo con oltre il doppio, certificati dal rapporto “Football Money League”. Il primo club della capitale spagnola festeggia il 6 marzo i 115 anni dalla fondazione con 11 Champions, 32 titoli di Liga e tonnellate di coppe. Non solo, è anche l’unico nel pianeta calcio a vantare dal 2006 una scuola su “gestione, comunicazione e salute” dello sport, diretta da un premio Nobel, Mario Vargas Llosa. Un corso aperto a chi è già laureato: consegna manager di alto profilo in Europa e Nord America.

Il Napoli merita di essere osservato, chissà che questo non avvenga già. Come si arriva per la terza volta in 5 anni alla Champions come il Napoli? Con una società scarna, essenziale come le compagnie aerei low cost. Rinnega tutto quello che di cui il calcio italiano sembra vantarsi. Non ha uno suo stadio come Juve e Udinese, l’attuale è a zero comfort, inadeguato secondo i parametri Uefa. Non ha sede sociale, né bacheca con i suoi trofei, laddove Real e Barcellona ostentano gli splendori delle loro storie in imbarazzanti musei, nel segno di una irraggiungibile opulenza. Controlla le uscite all’ultimo euro, magari scambia i servizi, tiene bassi gli ingaggi.

Non ha la “cantera”, il villaggio dei giovani, ma ospita un ristretto vivaio nel centro di Sant’Antimo, moderno e attrezzato finché si vuole, ma in fitto. Investe poco sui ragazzini, molto su talenti di probabile avvenire. Alleva e non considera invendibili i campioni, condizionandone però la cessione a cifre fisse e molto elevate, come ricordano le partenze di Lavezzi, Cavani, Higuain. Questo stile di gestione infastidisce i tifosi, è un’anomalia tra i grandi club, ma assegna al Napoli una felice capacità innovativa sulle formule tradizionali. Le ultime dissennate gestioni portarono al crack negli anni ‘90 il Napoli e al ripescaggio in C1.

I tredici anni, dalle ceneri della Fallimentare al Santiago Bernabeu, sono un lungo volo controvento. Una rarità il bilancio in attivo nella serie A indebitata per circa un miliardo con le banche, deficit totale di 1,8. Un piano industriale senza gli orpelli e sprechi che fanno passare alcuni presidenti come gli ultimi mecenati, ma che consente al Napoli di non lanciare Sos alle misteriose finanze orientali. De Laurentiis va in Cina, ma per elevare i fatturati e trarre profitto dal marchio Napoli, consolidato attraverso la sua avarizia creativa. Il cinico Napoli va dal più ricco club del mondo con un segreto sogno: dimostrare che anche risparmiando si può vincere”.