Corbo: “Il Napoli è una squadra che imita male se stessa! Persino Higuain sfigurerebbe”

Una partita che il Napoli merita di vincere, rischia di perdere, finalmente pareggia. Una squadra che affonda nelle sue contraddizioni. Come una maledizione la inseguono i paradossi, ormai lo stile di una gestione segnata da illusioni e delusioni: in Italia come all’estero, a Torino contro la Juventus come a Istanbul, contro la Juve come con il modesto Benfica ormai crea più gioco di quanti punti raccolga. Riesce a far dire: sta dominando. Già, e poi? Che cosa è cambiato da un anno all’altro, si può capire rimettendo insieme i due Napoli: oggi è una squadra che imita male se stessa, che opprime ma non condanna gli avversari con una fumosa superiorità, la corrente della manovra si interrompe, passa da luci vivide a pause e tremori.

Affonda nella fatica di vincere, perché non riesce a staccare dai ricordi che la portarono agli elogi della stagione scorsa, quando batteva ogni record di vittorie e gol, ma alla fine per qualche partita fatale finì seconda a 9 punti dalla roma. Il Napoli sembra teso alla rincorsa del passato ed il suo allenatore condizionato dai ricordi. Proprio Sarri, a sua insaputa, lo confessa. Basta ascoltare i suoi commenti. Attribuisce il lieve ma evidente declino a pochi motivi, che finiscono per diventare alibi o limiti. Ripete che manca Higuain, che la squadra è giovane,m che sono arrivati per scelta societaria condivisibile giocatori di prospettoiva e bisogna quindi attendere.

Sono tre cause pausibili, ma bisogna andare oltre. Anche perché si possono porre delle obiezioni. Higuain è di un’altra squadra, per seguire le certezze del tecnico, è anche lui in una Juve di un’altra categoria. L’assenza di Higuain a questo punto meritava fin dall’estate una revisione tattica, assente lui era necessario dimenticare lui e quel modulo che ne aveva esaltato la sontuosa ferocia di bomber. Sparito «l’uomo da 36 salvatutti» , in piena intesa tra società e allenatore, bisognava valorizzare la parte migliore riconvertendola in un diverso e altrettanto micidiale collettivo.

Che la squadra sia giovane è un corollario: oltre Reina e Hamsik, si contano elementi non più medi ma di età felicemente matura se è vero che sono quasi tutti presenti nelle rispettive nazionali, quindi di valore sicuro ed affidabili. Ragazzo è solo Diawara, 19 anni, che tutti amano ricordare, dimenticando però che il neanche ventenne talento della Guinea è arrivato con 34 partite nel modesto Bologna, dove si impose come titolare, oltre che pezzo di pregio del mercato. Anche ieri si è distinto, contribuendo al buon finale di Istanbul in lucida sinergia con Hamsik. Ma ha dovuto attendere che Jorginho sfumare fin trai primi minuti come un titolo di coda. Dominare senza mordere né bruciare gli avversari: ecco che cosa è cambiato da un anno all’altro.

In questo Napoli potrebbe essere appannato persino Higuain, peggio ancora Mlik considerato suo erede, figurarsi lo sfortunato Gabbiadini. Perché il Napoli è degenerato nel gioco, nella preparazione atletica, nella conoscenza che ha dato si sé agli avversari.

di Antonio Corbo – La Repubblica