Cori assurdi e insulti ai napoletani, ieri picco più alto. Giuntoli richiamerà comunque Insigne

Non avremo mai il campionato più tranquillo del mondo. Di sicuro non abbiamo il campionato più sano, più educato: l’ anno orribile del razzismo contro Napoli e i napoletani. Ieri pomeriggio il picco più alto, con lo speaker dello stadio Marassi che, durante l’ intervallo, è stato costretto a intervenire. «Sospendete i cori di discriminazione nei confronti della squadra avversaria o la gara verrà sospesa».

Ecco, prima erano i «buuu» a scatenare questi messaggi, ora è quel coro di sostegno al Vesuvio, quell’ insopportabile «Lavali con il fuoco» che è rimbombato come un ossesso nel finale di primo tempo della gara con la Sampdoria, a spingere all’ intervento degli arbitri. «Fermatevi o ci sarà la gara persa a tavolino».

Non c’ entra Insigne. O meglio, i cori, non sono solo la reazione al suo gesto dopo il gol. Perché tanto anche prima, più di una volta, quel «Lavali col fuoco» si era levato dalla Gradinata Nord. Poi, ovvio, Insigne ci ha messo del suo, con una reazione che ha provocato la folla ostile.

Dopo l’ incantevole gol, si porta la mano all’ orecchio, a due passi dall’ ultrà. Come a dire: «Che c’ è non dite più nulla?». Spiegherà, Lorenzo Insigne, a cui comunque andrà fatto pure un richiamo dal ds Giuntoli. «Mi prendono di mira perché sono napoletano, ma se offendono me offendono la mia città. Loro insultano e non va bene. La gente deve solo tifare, questi gesti non vanno bene. Così come non vanno bene i cori contro Reina». Accolto coi fischi per la presunta simulazione nella gara di andata che costò il rosso a Silvestre.

Il Mattino