De Giovanni: “Non è Suarez né Lewandowski ma avrebbe fatto meglio di Mertens!”
E andiamo a vedere che Napoli ritroviamo dopo l’ennesima sosta per le nazionali, che quest’anno sembrano davvero scandire imprevedibili ondeggiamenti del rendimento azzurro. E andiamo a vedere stavolta come farà Sarri a fronteggiare problemi e problemini lasciati in eredità dalle partite internazionali: in primis, il povero Gabbiadini che tra reazioni violente a falli avversari, amletici momenti di dubbio esistenziale e contratture al polpaccio non riesce a proporre in alcun modo se stesso come sostituto naturale, e anzi competitor come oggi si dice, del lungodegente Milik.
All’infortunio del ragazzo di Calcinate si aggiunge l’influenza, che perfidamente colpisce sia Hamsik che Callejon a depauperare ulteriormente il reparto di quelli che dovrebbero, potendo, tirare verso la porta avversaria. Ma altro tema ha proposto il giro per il mondo degli azzurri, stavolta in positivo (apparentemente): il momento di gran spolvero di Mertens e di Rog. E questo, in un certo strano senso, è un altro problema per Sarri, perché il folletto ha spopolato nel suo Belgio ma nel suo ruolo, quello di mina vagante dietro una prima, solida e forte punta che nel Napoli, come ben sappiamo, non c’è; e il ragazzino croato, mai visto ancora in campo da queste parti, si è proposto come titolare sicuro e inamovibile della nazionale maggiore croata, una delle migliori squadre del continente.
Questo genera dubbi, rimpianti e perplessità nel tifoso azzurro che si chiede per quale motivo due giocatori che sono sulla ribalta assoluta mondiale, qui debbano stare in panchina o giocare in ruoli profondamente diversi da quelli previsti da madre natura. Mertens spalle alla porta, marcato da due difensori, impossibilitato a tentare dribbling e serpentine perde quasi tutto il suo potenziale; Rog, quale che sia il suo ruolo, è utilizzato zero, molto meno per intenderci dell’evanescente El Kaddouri. E d’altra parte, il tecnico pare avere piena giustificazione: nessuna ipotesi alternativa al belga al centro dell’attacco, per la sfortuna e per l’incauto ottimismo espresso dalla società in campagna acquisti, quando il ruolo fondamentale per il gioco del toscano è stato affidato a un ragazzo di ventidue anni e a un altro che centravanti non è e non sarà mai.
E il ruolo stesso di Rog, forse (ma sapremmo essere più precisi se almeno lo vedessimo giocare una volta) una mezzala: proprio l’unico settore in cui tra Allan, Hamsik, Zielinski, Giaccherini, Jorginho e Diawara non sembra essere necessario fare prove o tentare esperimenti. Per cui si va avanti così anche a Udine, dove guarda caso la squadra bianconera appare in forte ripresa godendo, ironia della malasorte, di un bel centravantone di proprietà azzurra la cui sorte, diciamolo, è un mistero tra i misteri. Ci siamo chiesti tutti, e più volte, il motivo di questo stranissimo prestito biennale, operazione infrequente e incomprensibile, di quel Zapata che tanto avrebbe fatto comodo adesso, se non altro perché interprete di un ruolo che tanto ci sta costando quest’anno. Vederselo contro, deciso e motivato, sarà abbastanza triste.
Certo non è Suarez e nemmeno Lewandowsky, ma meglio di Mertens avrebbe senz’altro fatto, anche perché avrebbe restituito al belga il suo posto e quei gol che invece da Insigne non arrivano. Già. Insigne. Il cui assoluto talento non deve mai essere messo in discussione, come l’abnegazione, la voglia e la disponibilità a coprire una larga zona di campo a dispetto delle caratteristiche fisiche; ma sarebbe anche ora che qualche pallone cominciasse a metterlo dentro, altrimenti la doppia cifra che tutti gli esperti gli hanno accreditato a inizio stagione resterà un beato sogno di mezza estate. In modo tale da tentare una risalita, perché un Napoli sesto in classifica e a distanza siderale dalla prima nessuno l’avrebbe immaginato. E invece è una realtà. Una dura, incontrovertibile realtà.
Maurizio De Giovanni – Il Corriere del Mezzogiorno