De Laurentiis: “La verità su Benitez, ecco perchè andò via. Volevo Allegri, Maradona…”

Il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, ai microfoni di Elpais, ha rilasciato alcune dichiarazioni. Ecco quanto tradotto dalla nostra redazione: “Benitez? Un grande allenatore. Molto preparato ma fa confusione tra calcio inglese, italiano e spagnolo. Questo è il suo punto debole. E’ innamorato dei Beatles e di Liverpool. Ma a parte il noto gruppo, cosa c’è lì? Ho vissuto a Madrid per molto tempo, anche a Barcellona. Ma Liverpool?”

“Con Benitez firmai ma volevo Massimiliano Allegri. Ero innamorato del suo modo di fare calcio, un giorno ero a Milano e gli ho chiesto di venire. L’ho chiamato mese dopo mese, ma mi faceva aspettare. Così ad un certo punto abbiamo pensato a Benitez, siamo andati ad incontrarlo a Londra e ci è piaciuto. Sembrava un napoletano, era gentile, ci ha invitato a mangiare e così firmammo il contratto. Tornati a Roma, Allegri mi chiama e mi dice: “Presidente, io posso…”. Troppo tardi. Con Rafa aveva un’opzione per un altro anno. Mi disse che la moglie e le figlie lo reclamavano a Liverpool. Ho detto: “Rafa, ho fatto 400 film, ho tre figli, tre nipoti … e mia moglie non mi ha mai detto nulla, perché devi prenderti un mese per andare fuori? “Questo è un tuo problema. Così gli offrii una villa a Roma in affitto con grandi scuole, americane con i cavalli per una delle sue figlie, che amava andare a cavallo. L’altro chiedeva il violino… E gli ho detto che potevo andare ogni volta che lo volevano a Napoli, perché è un’ora di treno. Mi ha risposto che non volevano lasciare l’Inghilterra. Ho detto, “Caro Rafa, poi esercitare l’opzione e restare”. Sentii che la cosa era forzata”.

“Abbiamo perso una partita a Bilbao stupidamente che ci ha buttati fuori dalla Champions. Non lo ha fatto di proposito, ma forse aveva la testa altrove e voleva andare in un’altra squadra. Ci sono cose che le persone non conoscono. Non lo potevo tenere un terzo anno. Ero felice per lui. Ma chi firma per il Real Madrid è in pericolo. Ci sono giocatori, stelle viziate, che si mettono contro l’allenatore e così si possono condizionare le prestazioni”.

“Maradona? Ma quale ombra, è un onore. E ‘come quando ho fatto il mio primo film con Alberto Sordi. Ieri ho visto in TV un amarcord di tutte le partite del Napoli a Roma all’Oimpico dal 1979 al 1990. Il Napoli faticava sempre, anche quando c’era Maradona. L’ombra di Maradona è un privilegio. Ma bisogna essere sinceri, il Napoli non ha vinto molto nella sua storia. Ha avuto grandi giocatori, ma ha avuto soprattutto Maradona. Nei miei 12 anni di gestione, Napoli è l’unica squadra italiana che si è qualificata sette anni di fila in competizioni europee. Ho conti in ordine ed è una grande squadra. Ma essendoci stato Maradona, sembra che io non ho fatto nulla (ride ndr)”.