Diego al San Carlo, ecco perchè non è uno scandalo!
Andrea Schianchi, commenta attraverso un editoriale sulle pagine della Gazzetta dello Sport, la polemica di questi giorni sullo spettacolo che vedrà protagonisti Diego Maradona e Alessandro Siani: “Maradona sul palco del Teatro San Carlo di Napoli è ormai un caso che tiene occupata un’intera città: se ne parla nei bar e nelle strade, nei salotti aristocratici e pure nei vicoli bui dove la violenza e gli spari delle pistole accompagnano l’esistenza come un triste refrain. «Sacrilegio!» gridano indignati coloro che vorrebbero che il San Carlo, tempio della musica lirica e della musica classica, non fosse violato da un personaggio come il Pibe de Oro, con tutte le etichette negative che si porta appresso.
Il dibattito è acceso, il sindaco De Magistris, anche in qualità di presidente del teatro, approva la messa in scena dello spettacolo «Tre volte 10», una sorta di omaggio che l’attore regista Alessandro Siani, il 16 gennaio, dedicherà al Napoli nel trentennale del primo scudetto. Ma nemmeno le parole del primo cittadino spengono il fuoco. Tutt’altro. I custodi del tempio insistono in nome di una presunta superiorità culturale che, francamente, appare un po’ fuori dal tempo.
«Con il Pibe de Oro sul palco si riduce quel gioiello a mero contenitore di eventi senza far caso se superino o meno il limite del trash», questo il loro ragionamento. Senza offesa, dietro questa difesa della sacralità musicale del San Carlo, si legge una spocchia da intellighenzia d’antan. E, come diceva Indro Montanelli anche se in un diverso contesto, di fronte a certe argomentazioni non resta che «turarsi il naso». Come si possono, al giorno d’oggi, nel mondo globale in cui circolano liberamente persone, idee, prodotti, alzare ancora barriere, separare l’«alto» dal «basso», sostenere che un luogo dev’essere vietato all’accesso perché chi desidera accedervi non ha il giusto pedigree?
Maradona, al netto dei suoi errori e delle sue pendenze giudiziarie (per le quali c’è una magistratura in grado di fare il suo dovere), rappresenta per Napoli, e per il suo popolo, la gioia, l’allegria, persino il riscatto da una condizione d’inferiorità e di emarginazione non solo culturale che, quelle sì, gl’illuminati intellettuali di oggi non hanno mai seriamente combattuto. Il Pibe, con i suoi difetti e le sue stranezze, con i suoi eccessi e le sue follie, di Napoli è un simbolo. E, con buona pace dei custodi del tempio, lo resterà per sempre”.