Emanuele Filiberto: “Provammo ad acquistare il Napoli, mio padre è un grande tifoso. Io invece…”

Emanuele Filiberto, erede al trono di Casa Savoia, ha rilasciato un’intervista sulle pagine della Gazzetta dello Sport: «Quando morì mia nonna Maria José, il primo telegramma che arrivò era firmato da lui. “Condoglianze, Diego y family”. Ce l’ho ancora. Un giorno eravamo a Cuba per Capodanno, tempo dopo. Maradona era lì e ho potuto incontrarlo e ringraziarlo. Maradona è un mito, uno dei più grandi di sempre».

Altre icone della sua infanzia? «Platini e le altre stelle di quel periodo d’ oro, ma Platini prima di tutti. Io non posso dirmi supertifoso della Juve, la seguo, non sto male se perde, però mi piace che vinca e in questo momento mi dà molte soddisfazioni. Sono diventato un fan della Juve perché è una squadra piemontese e questo mi riporta alle mie radici visto che il Piemonte è la culla della mia famiglia. E poi ricordo la prima partita che ho visto, a Ginevra: Servette contro Juve. Ero un bambino in esilio e il mio tifo viene da quella serata. Era appunto la grande Juve di Platini, Scirea eccetera. Scesi a conoscerli negli spogliatoi e mi regalarono un pallone autografato che conservo. E c’ è un terzo motivo per tifare bianconero: i rapporti della mia famiglia con gli Agnelli. Sa che mio nonno Umberto era padrino del padre di Andrea? Che in fondo si chiamava Umberto proprio per questo motivo».

Non un tifo da stadio insomma, ma un legame profondo. “Certamente. Anche perché per me che abito all’ estero seguire il calcio italiano è complicato, allo stadio vado poco, mi piacerebbe andarci di più ma non ho tempo e se mai vedo il Monaco dato che adesso abito a Montecarlo. Ma le belle partite le vedo sempre in tv”.

Le piace questa Juve? «E come potrebbe non piacermi? Vince, ha tanti campioni e lo spirito giusto che è trasmesso dai più vecchi ai giovani che arrivano. Mi pare che ci sia un spirito molto positivo e nello sport atteggiamento e motivazioni contano sempre parecchio».

Chi è il principe della Juve? «Più che un principe, un re: Gigi Buffon. Un portiere formidabile e una persona che incarna i valori dello sport. Penso che sia tempo di un grande successo internazionale soprattutto per uno come lui che ha già vinto tantissimo».

Un titolo europeo sarebbe come una corona. «Io sono fiducioso e se la Juve arriva in finale di Champions League mi presento. Anzi, come ho detto ad Alberto di Monaco spero in un bel match con noi due in tribuna a Cardiff».

Un derby da principi, ma c’ è parecchio da fare per arrivarci, e soprattutto adesso arrivano due incroci importanti con il Napoli. «La squadra di mio padre, che si sente molto napoletano. E’ nato a Napoli e ci ha vissuto per un po’, quindi questo per noi è un derby di famiglia e non faccio pronostici. Sa che abbiamo anche provato a comprare il Napoli? E’ accaduto quando il Napoli era in serie B, prima del fallimento ma chiedevano un sacco di soldi e la società aveva moltissimi debiti. Abbiamo intavolato una trattativa per un po’ di tempo, ma era un mondo complicato. Ci siamo resi conto che era meglio lasciar perdere. Però mio padre resta molto affezionato al Napoli».

Dalla coppa Italia dipendono le ambizioni di tripletta. «Io credo che vinceremo il sesto campionato e questo è un risultato grandissimo. Ma sento che prima o poi arriveremo alla Champions League. Manca poco, arriverà il momento. Il Monaco che ha eliminato Guardiola e le stelle del Manchester City dimostra che i pronostici si possono sovvertire. Nel calcio non sempre vince il più forte, si lotta in undici e più, non è come nel tennis. E’ raro che un outsider batta Federer, negli sport di squadra può accadere di superare i fuoriclasse».

Il tennis è un’ altra delle sue passioni. «Sì e una delle mie figlie, Vittoria, gioca molto bene. Una volta giocavo molto a golf ma più che altro mi piaceva la velocità: rally, jet raid, e poi il brevetto per pilotare aerei e elicotteri.
Mi sono calmato, non corro più nemmeno sugli sci. Sono venuto per la prima volta in Alta Badia in questi giorni per un evento benefico, è un comprensorio molto bello e ora lo sci è divertimento, tempo da passare con gli amici. Con gli anni si impara ad evitare le cose superflue».

Pentito di aver fatto tv? «No, perché in quel momento mi serviva per farmi conoscere dagli italiani e a Ballando con le stelle mi sono divertito. Ma c’ è un tempo per tutto nella vita e in questo momento preferisco stare con le mie figlie Vittoria e Luisa. Mia moglie sta recitando in teatro con un testo suo a Parigi e io come mammo ho molto da fare».

Da personaggio televisivo a padre di famiglia. «Quando sono rientrato in Italia nel 2003 c’ era molta ostilità verso la mia famiglia. Io comprendo tutto, ma si parla di anni che non ho vissuto. Ho sofferto di questa situazione. Vivo ancora all’ estero e viaggio, ho il mio business della pasta in America, però abbiamo anche una casa in Umbria dove produciamo vino e olio, stiamo ricostruendo una scuola a Norcia con la diocesi. Io mi sento italiano, le mie figlie parlano italiano. Spero che per loro ci sia un’ Italia pacificata, non più avversa al loro cognome».