GAZZETTA – Sarri non parlava più a Gabbiadini, se ne frega di certi giocatori. E’ un “talebano” di successo!”
Sebastiano Vernazza, editorialista de La Gazzetta dello Sport scrive dell’exploit in Premier di Gabbiadini in un fondo sull’edizione odierna della rosea: “A qualcuno, verso sera, saranno fischiate le orecchie. A chi? A Maurizio Sarri, il convitato di pietra di Manchester United-Southampton, finale di Coppa di Lega inglese ieri a Wembley. Doppietta di Manolo Gabbiadini, a fine gennaio scaricato con freddezza dal Napoli, su input dell’allenatore. Gabbiadini ha regalato al Southampton l’illusione della grande rimonta, poi Ibrahimovic ha rimesso le cose a posto e lo United di Mourinho ha alzato al cielo il trofeo, ma la sostanza resta: cinque gol di Manolo in tre partite «inglesi», tre reti in Premier e due nel match di ieri, senza contare che a Wembley sullo 00 gli è stato annullato un gol regolare. Fatturato inversamente proporzionale alle difficoltà offensive patite dal Napoli contro Real e Atalanta.
Era proprio necessario che De Laurentiis cedesse Gabbiadini? Sì, Sarri dell’attaccante bergamasco non sapeva più che cosa farsene, l’aveva confinato nel limbo degli indesiderati e non gli parlava più. Comunicazione minima, anche se non ci sono tracce di indisciplina, Gabbiadini si è sempre comportato in modo corretto. Sarri però non lo riteneva adatto al suo gioco e lo impiegava a ritagli, senza continuità. Per sostituire l’infortunato Milik, meglio Mertens falso nove che Gabbiadini vero centravanti, eppure i due gol londinesi il primo ad anticipare tutti, il secondo con girata fulminea dimostrano che Manolo può ricoprire al meglio il ruolo di prima punta. Via «Gabbia», è arrivato Pavoletti, costato 18 milioni e fin qui soggetto misterioso: tanto valeva tenersi il predecessore.
Sarri se ne frega, scusate l’espressione, dei giocatori che non declinano al meglio il suo gioco. Li emargina o li tiene fuori finché non ritiene che siano pronti per recitare a memoria il copione. C’è voluto del tempo perché Diawara prendesse il posto di Jorginho e tanti si chiedono perché Rog, promettente croato, a 21 anni ammuffisca in panchina. Sarri è un allenatore talebano, si fa per dire, e si è conquistato il diritto di esserlo: sui grandi palcoscenici è salito con la forza delle sue idee. Soltanto che più si sale più si alza il livello, per cui si arriva a un punto in cui qualunque grande gioco deve misurarsi con grandi giocatori. Qui di solito gli allenatori alla Sarri trent’anni fa avremmo scritto alla Sacchi falciano gli incompatibili, quelli che nel nuovo humus tattico non attecchiscono, e gli indifferenti, coloro che non mostrano entusiasmo per lo spartito. Qui di solito si ingarbugliano le carriere dei talebani di successo”.