Higuain: “Mi hanno massacrato! La verità sul Napoli e sulla scorta. Ho rischiato di morire…”
Gonzalo Higuain, ha rilasciato una lunga intervista sulle pagine del Corriere della Sera. Ecco alcuni stralci: “È terribile quello che è successo alla squadra brasiliana. Il nostro pensiero va alle famiglie colpite e ai superstiti.
Meningite da piccolo? “Non mi hanno raccontato tutto, ma è stata una cosa grave. Grazie ai medici e alla mia famiglia ne sono uscito bene. Ho un rapporto speciale con mia madre, mi portò lei in ospedale e mi salvò la vita”.
Real: “Quello era il sogno di tutti. Io l’ho realizzato grazie alla forza mentale che ho e che mi ha fatto arrivare fin qui”.
Oggi che sogni ha? “Vincere tanti trofei con la Juventus, per la fiducia che ha avuto in me: voglio ricambiare con tanti gol e vittorie. Come persona vorrei formare una famiglia, trovare la moglie giusta. E diventare ogni giorno una persona migliore. Quando lascerò il calcio vorrei essere ricordato per quello che ho fatto”.
Suo padre è stato un difensore, che ne pensa di quelli italiani? “Per lui questo è il campionato più difficile per fare gol”.
In effetti Pogba ha detto che Ronaldo e Messi in A non segnerebbero 50 volte. Che ne pensa? “Mi sembra più difficile segnare qui”.
Dopo l’estate «calda» con il trasferimento da 94 milioni, il primo gol con la Juve è stata una liberazione? “Ho fatto più di 300 reti in carriera, non era una liberazione. Ma è stata un’estate dura. Mi hanno massacrato. Hanno detto che stavo male e tante altre cose. Poi sono entrato, ho segnato e per tutti ero in grande forma, questo a volte non lo capisco proprio». Le critiche sul suo peso le danno fastidio? no”.
Dzeko e Icardi sono in fuga. Ce la fa a riprenderli? “Se non li riprendo non succede nulla. L’importante è vincere il campionato, sono qui per questo. Poi se faccio tanti gol, è molto meglio. Ma per fortuna ho superato il record di 35 reti, che resisteva da 50 anni”.
Si sente al top? “Ho preso una botta sopra il ginocchio, ma ora sto bene: mi sento al 100%, sono migliorato sotto altri aspetti e ho la consapevolezza che compagni e staff sono felici di quello che sto facendo”.
Va in giro con la scorta? “Zero. Dirlo è una cosa che non ha fondamento, una mancanza di rispetto totale. Mai avuta una scorta nella mia vita. E mai ce l’avrò. Ma le bugie hanno le gambe corte. Come non è vero delle minacce: mai ricevute”.
Il rapporto con Allegri com’è? “Tranquillo, ci stiamo conoscendo. C’è grande rispetto”.
La difende anche dalle critiche? “Che parlino bene o parlino male di me, l’importante è che se ne parli, mi ripete mia madre. Poi mi dice anche che con 36 gol in 35 partite l’anno scorso ho abituato male tutti e adesso se non segno per 4 partite è un macello… Ma tutto questo alla fine mi fa bene. È un motivo per dare ancora di più”.
Pjanic dopo pochi giorni di Juve ha detto di aver «capito perché qui si vince sempre». Lei che ne pensa? “È vero. Da fuori dici sono forti, hanno fatto 25 vittorie di fila, eccetera. Poi arrivi qui e dici: cazzo”. Ovvero? “Ci sono giocatori che hanno vinto tanto eppure ancora hanno questa fame di vincere ancora. È una cosa che ti contagia e ti dà la voglia di migliorare ancora. Vedere Buffon o Barzagli dare tutto per il calcio fa la differenza: è questa la mentalità che ti porta lontano”.
Proprio Buffon ha detto che non è facile per nessuno fare panchina come lei all’inizio. È d’accordo? “Sono arrivato in una squadra dove compagni, allenatore e modulo per me sono nuovi e sta andando come immaginavo: ho fatto 9-10 gol in 19 partite, ho giocato quasi sempre. E quando mi è toccato andare in panchina, sono andato in panchina. Sono decisioni dell’allenatore e devo fare gruppo e avere l’umiltà di capire. In ogni caso, siamo l’unica squadra d’Europa prima in campionato e in Champions: non mi sembra poco”.
Col Napoli non ha esultato per il gol: perché? “Sono stato educato in un certo modo e avevo già deciso prima della partita di reagire così. Non vuol dire che non volevo vincere. Però sono un uomo che non dimentica quello che ha fatto e quello che ha ricevuto. E a Napoli mi hanno dato tantissimo e mi hanno fatto crescere. È stato un segno di ringraziamento alla squadra, all’allenatore, ai tifosi. Dopo la partita ho esultato con quelli della Juve, perché lo meritano anche loro per il rispetto e l’amore che mi stanno dando”.