Maradona Jr: “Mai perso la speranza di ritrovare mio padre. Napoli, ho un sogno”

Diego Armando Maradona Jr ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano spagnolo AS, ecco le sue parole:

Com’è stato vivere un Real Madrid-Napoli con tuo padre al Bernabeu? “Subito dopo il sorteggio dissi a mia moglie che ci sarei stato, e non sapevo che sarebbe venuto anche lui. Un sogno”.

Ti è piaciuta la prova degli azzurri? “Abbiamo sofferto la forza fisica del Real, ma anche dimostrato che possiamo batterlo. Sono fiducioso per questa sera”.

Tuo padre era arrabbiato come De Laurentiis? “Eravamo delusi per l’occasione sciupata da Mertens, ma al belga, visto tutto quello che ha fatto, non si può dir nulla”.

Hai sempre visto Maradona solo come tuo padre, o lo hai anche amato come idolo, da tifoso azzurro? “Quando sono con lui, è solo mio padre. Negli anni, ovviamente, ho vissuto il suo mito, quindi il mio amore era doppio”.

Sapevi che, prima o poi, avresti vissuto la relazione con lui? “Non ho mai perso la speranza. Non si è mai presentato in tribunale contro di me. Se ti dicono ‘questo è tuo figlio’ e pensi di no, ti difendi. Con i suoi gesti ha zittito il mondo intero”.

Il vostro primo incontro fu a Fiuggi. “Sì, ho toccato mio padre per la prima volta a 17 anni”.

Sono passati tanti anni per ritrovarlo. Com’è successo? “L’anno scorso ero in Argentina per un programma televisivo, e mi scrisse la sua fidanzata, dicendomi che papà mi invitava a cena. Erano anni che non parlavamo, ma è stato tutto molto naturale. Mi ha promesso di non abbandonarmi mai più”.

Nonostante la distanza e i silenzi, hai sempre sentito amore per lui? “Sono umano, a volte sono stato arrabbiato, ma come può arrabbiarsi qualsiasi figlio. Ho lavorato su me stesso, sapevo che un giorno lo avrei avuto al mio fianco e dovevo eliminare qualsiasi rancore. Lui mi ha chiesto scusa, ma mi dà quasi fastidio dire ‘l’ho perdonato’. Io gli ho sempre voluto bene”.

Quanto è cambiata la tua vita da quando vi siete ritrovati? “Un collaboratore di papà mi ha detto ‘ da oggi, immagina di essere alto 1.90, biondo e con gli occhi azzurri’ (ride, ndr). Ma non mi sento diverso”.

Negli anni senza di lui, cosa ti ha fatto più male? “Le parole contro mia madre, e il fatto che la gente pensi che si faccia tutto solo per soldi. Mio padre mi ha sempre aiutato economicamente. Fui io, con più di 20 anni, a chiedergli di non farlo più. Mi interessava il suo amore, non i suoi soldi”.

Credi che il tuo cognome ti abbia penalizzato nella tua carriera di calciatore? Ci si attendeva sempre tanto da te… “Non lo so, ma mi hanno fatto di tutto. Per esempio, quando giocavo nella Nazionale Under 17, un giorno mi criticarono perchè mi allenai con i calzettoni abbassati. Dicevano che volevo imitare mio padre. Io non sapevo nemmeno che li portasse così…”.

Hai avuto altri idoli nel calcio? “Mi è sempre piaciuto Pablo Aimar, e adoravo Del Piero. L’ho conosciuto, una persona splendida. Il suo unico problema è quella maglia bianconera (ride, ndr)”.

E, nella vita, qual è stato il tuo punto di riferimento? “Mia mamma è stata una madre e un padre per me. Molti non sanno che ha avuto un altro figlio nel 1990, e nel 1992 ha perso suo marito. Si è trovata, a 26 anni, vedova e con due bambini. E’ stata grandissima”.

Come ha preso la riconciliazione con Diego? “Ne è stata davvero felice, ha lavorato tanto per far sì che accadesse. Non mi ha mai parlato male di lui”.

Che progetti hai per il futuro? “Mio padre vuole che lavori con lui nella Maradona Soccer Academy, ma il mio sogno è diventare allenatore. Ho già il titolo UEFA B. Sogno la panchina del Napoli, Sarri è il mio riferimento. Adoro il suo calcio”.

Ti ha invitato a Castel Volturno? “Sì, oltre ad essere un allenatore incredibile, ha una cultura immensa. Mi ha impressionato la sua umiltà, la sua disponibilità, la sua pazienza”.

Ti piacerebbe vedere tuo padre, ufficialmente, ambasciatore del Napoli nel mondo?Ovvio, e vorrei che si godesse di più la città. Quando è tornato a gennaio, restò impressionato di fronte alle lacrime dei bambini che lo vedevano. Diceva, ‘ma se non mi hanno mai visto giocare?’. L’amore dei napoletani per lui non ha limiti di tempo nè generazionali. E’ eterno”.