Marocchi, confessione da brividi sul tifo azzurro: “A Napoli accadde l’incredibile, la Juve…”
Incredibile confessione di Giancarlo Marocchi, ex calciatore della Juventus ed attuale commentatore Sky. Le parole che proferisce per il Napoli e per i suoi tifosi sono veramente da brividi: “Se mi chiedete cosa mi ha impressionato durante la mia carriera non potrei che rispondere il tifo Partenopeo. L’unica volta che ho avuto paura di scendere in campo fu nel famoso ritorno del quarto di finale di Coppa Uefa 88/89 . Ricordo già negli spogliatoi non sentivamo quasi il mister quando ci parlava a due passi e non riusciva a scrivere gli schemi sulla lavagnetta perchè tremava e gli cadeva il gesso di mano. Per la prima volta ebbi l’impressione di fare il soldato, non mi sentivo più un calciatore ma sembrava che in quel terreno ci attendessero per fare la guerra. C’era un tifo impressionante in quello stadio, già diverse ore prima che la gara iniziasse lo stadio era pieno e le curve cantavano incessantemente, mai visto qualcosa di simile. Qualcuno di noi voleva evitare di fare il riscaldamento sul campo prima della partita per restare a farlo negli spogliatoi perchè temevamo che quell’atmosfera caldissima poteva deconcentrarci e intimorirci, poi dovemmo farci coraggio ma fu un inferno.
Quando la Juventus toccava il pallone rischiavamo di diventare sordi ,fischi assordanti, a me veniva la voglia di scalciare il pallone e mettere le mani nelle orecchie. Quando il Napoli segnò il goal qualificazione , fu qualcosa di inverosimile ,100.000 persone che sembrava stessero per cadere in campo , un boato che non ho mai più sentito nella mia vita eppure ho giocato in molti stadi caldi e molte partite importanti , ogni tanto di notte lo sogno ancora. Il San Paolo resterà per sempre una delle cose più belle che ricordo della mia vita , è il massimo per un calciatore giocare lì, se in ogni stadio ci fosse stato un tifo così evidentemente giocherei ancora a calcio con i capelli bianchi e le stampelle, solo per godermi lo spettacolo dal terreno di gioco. Loro non vinsero perchè erano più forti di noi ma perchè avere il San Paolo che ti accompagna è ingiusto, è come giocare in netta superiorità numerica, spingevano la palla in porta con il fiato”