Marolda: “Insigne ok, ma è un peccato rinunciare a Gabbiadini!”

E all’ improvviso si sveglia il giovanotto: Lorenzinho, che da ex falso biondo si trasforma in vero falso nove e mette fine a due grandi e grosse sofferenze: la sua perché era una vita che non faceva gol – figuriamoci due in una volta sola – e quella del Napoli che rischia di ricavarci poco o niente pure contro l’ Udinese. Dopo una sconfitta ed un pareggio, invece, il Napoli vince un’ altra volta.

E resta là: aggrappato alla sua legittima speranza di agganciare chi gli sta davanti. Senza dire, poi, del “peso” che può avere un successo come questo quando alle porte c’ è un match di Champions che non si può sbagliare. Però che strana sensazione regala questo Napoli senza neppure un attaccante vero in campo. No, la stranezza non sta nel fatto che all’Arena del Friuli, detto con stima e simpatia, abbiano giocato i tre Puffi là davanti perché dal giorno dell’ accidente a Milik era già capitato; no, la brutta sensazione sta nel fatto che nessuno s’ è accorto che mancava Gabbiadini.

Nessuno l’ ha cercato. Nessuno l’ ha rimpianto. Ecco, se al di là del campo e del risultato questo match lascia scritto anche qualcos’ altro, ebbene, quel che lascia è la certificazione dell’ ormai definitivo distacco tra la squadra e quel vero falso nove che si chiama Gabbiadini. Ed è un peccato. Perché dovunque andrà, vedrete, questo giovanotto farà bene. Non è una sola, non è un bidone, Gabbiadini. Ma nel calcio di queste storie ce ne sono state e ce ne saranno ancora tante. Racconti di calciatori che in una squadra sono dei fantasmi e in altre, invece, ritrovano se stessi. Ecco, se vogliamo dirla così: tra Gabbiadini e il Napoli non è mai scoccata la scintilla e per giunta è stato commesso anche un grosso errore: quello di fargli credere che potesse essere davvero una prima punta. Pazienza. Così è andata. Inutile insistere. Meglio guardare avanti. Che vuol dire trovare degna collocazione a Gabbiadini (e non rimetterci chissà quanti denari) e portare a Napoli un altro centravanti. Un vero centravanti.

Una prima punta con tanto di buone credenziali. Uno serve di sicuro e non c’ è discussione. Due sarebbe pure meglio, visto che non si sa per certo quando tornerà il signorino Milik e, soprattutto, se, quando poi rientrerà, in quanto a gol ricomincerà da là dove ha lasciato. Cosicché, se un rimpianto e una colpa deve avere il Napoli – e ce l’ ha – sono quelli di aver cominciato la stagione soltanto con un attaccante e mezzo. Storia vecchia e amara, questa. Dolce, invece, quella d’ oggi. L’ ha ricominciata a raccontare Insigne, che appena s’ è liberato dei vincoli d’ un palleggio esagerato e anche un po’ noioso, ha ritrovato la sua antica voglia di giocare. E di segnare, finalmente.

di Francesco Marolda – Il Corriere dello Sport.