Ultimo aggiornamento mercoledì, 06 Novembre 2024 - 18:25

MATTINO – Il boss giocò un milione di euro sulla partita dei sospetti!

News
13 Luglio 2017 13:00 Di redazione
6'

«Ma i giocatori del Napoli se la sono venduta o no la partita». Parlano in una automobile imbottita di cimici e non sanno che questa domanda per anni se la sono posta tutti i tifosi azzurri, ripensando a quegli improvvisi cali di tensione agonistica avvenuti tra il 2009 e il 2010, a quelle partite date per vinte in partenza che si trasformarono in una galleria di occasioni sprecate.

E non sanno neppure che la loro domanda è la stessa che ha impegnato la Dia, nel corso di un’ inchiesta nata tra il 2012 e il 2013, approdata fino ai giorni nostri e oggi conoscibile – almeno in parte – dopo gli arresti di tre imprenditori nel mondo dei giocattoli. Carte depositate, i fratelli Giuseppe, Gabriele e Francesco Esposito sotto accusa per la gestione di un centro di scommesse in zona Mercato e un lavoro investigativo che viene trasmesso alla Figc, visti i rapporti di amicizia tra gli indagati di oggi e alcuni calciatori (o ex) del Napoli.

Ma torniamo alla domanda di partenza. Siamo a Villaricca, in una Fiat 600, nell’ ormai lontano 2012, quando Antonio e Salvatore parlano dei problemi della giustizia sportiva dell’ allenatore Antonio Conte (estraneo all’ inchiesta di cui stiamo parlando) e si chiedono: «Ma i giocatori del Napoli se la sono venduta la partita». Seguono punti esclamativi, che spingono la Dia di Napolia parlare di «evidenti cointeressenze della criminalità organizzata in tema di scommesse relative alla stagione calcistica del 2009-2010, (scommesse effettuate anche presso i punti scommesse emergenti dagli atti, quali il punto scommesse ubicato nel lotto G di Scampia)».

Parole che danno la stura a una sorta di schema sul quale si focalizzano le indagini a colpi di intercettazioni telefoniche e ambientali. Proprio analizzando i flussi del centro scommesse del Lotto g, si scopre che le partite ritenute sospette dagli inquirenti, nella stagione del 2009-2010, sono Napoli-Cagliari; Napoli-Parma; Chievo-Napoli.
Ce ne sono altre quattro di serie minori, vale a dire Andria-Real Marcianise; Empoli-Salernitana; Alghero-Pro Vercelli; Brescia-Ancona (secondo uno schema risalente alle indagini dei carabinieri di Castello di Cisterna).

Doverosa una premessa: prescrizione a parte, sono gli stessi uomini della Dia a confermare che non sono venuti fuori riscontri in grado di sostenere, da un punto di vista penale, l’ ipotesi di un patto tra camorra e calciatori per realizzare scommesse clandestine. Eppure migliaia di pagine sono state depositate a sostegno delle accuse a carico dei tre fratelli Esposito, facendo emergere un intero spaccato di amicizie «pericolose» tra calciatori del Napoli (o ex) e soggetti ritenuti in odore di camorra.

Due mondi che si parlano, quando c’ è da realizzare affari, quando c’ è da organizzare viaggi a Ibiza o a Parigi, magari per incontrare professionisti del calibro di Marco Borriello o di Ezequiel Lavezzi (entrambi estranei alle indagini in corso). Ma torniamo alla Fiat 600 e alle parole sulle scommesse che danno la stura a intercettazioni e accertamenti di pg. Siamo ancora a Villaricca, quando Antonio e Salvatore commentano la storia del boss Antonio Lo Russo a bordo campo, durante uno dei match sospetti, quel Napoli-Parma dell’ aprile del 2010 finito uno a tre per gli ospiti (vicenda finita con un’ archiviazione da un punto di vista penale). Dice Antonio: «Il signor Lo Russo l’ anno scorso sulla partita Napoli-Parma lo sapete quanti soldi si è giocato?» Salvatore: «Quanto?»; Antonio: «Un milione di euro». Seguono commenti in uno scenario che si arricchisce di voci, pur rimanendo privo di riscontri concreti.

Ed è in questa informativa che la pg ricorda la testimonianza del pentito dei Lo Russo Mario Centanni (recentemente scampato a un agguato, poi culminato nel ferimento di un ragazzino di 15 anni), ma anche la stessa posizione di Lo Russo jr, poi diventato collaboratore di giustizia: pare che abbia negato un ruolo nella storia delle scommesse clandestine, pur riconoscendo di avere un rapporto di amicizia con Lavezzi, tanto da usare schede telefoniche «dedicate» per le proprie conversazioni. Coincidenze, semplici coincidenze. E sono proprio queste ed altre coincidenze a spingere gli inquirenti ad intercettare le utenze di due ex calciatori azzurri, parliamo di Paolo Cannavaro, per anni difensore e capitano del Napoli di De Laurentiis prima di passare al Sassuolo; e di Antonio Aronica, poi passato al Palermo.

Mai come in questo caso, vale la pena ricordare che non è emerso alcun riferimento a ipotesi di combine, tanto da spingere gli stessi inquirenti a chiedere di staccare le microspie. Anche se in tempi differenti: a marzo del 2013 veniva interrotto il monitoraggio per Aronica, mentre va avanti ancora per qualche tempo per Cannavaro jr, non per la storia delle scommesse (su cui non è venuto fuori niente), ma «per l’ interesse investigativo destato dalle assidue frequentazioni che Paolo Cannavaro manteneva con soggetti legati alla criminalità organizzata partenopea tra cui i fratelli Francesco, Giuseppe e Gabriele Esposito (formalmente imprenditori di giocattoli)».

Decine di intercettazioni, nessun riscontro anche su altri versanti, al di là del rapporto di amicizia che spinge Paolo Cannavaro ad usare il telefono di Esposito per contattare Enrico Preziosi, presidente del Genoa e leader nel mondo dei giocattoli. È il nove gennaio del 2014, quando l’ allora difensore azzurro usa il telefonino di Gabriele Esposito per parlare con il patron del Genoa, per sondare il terreno per un trasferimento in Liguria, prima di accettare l’ offerta del Sassuolo: Preziosi: «Ma tu giochi ancora a pallone?» Cannavaro: «Gioco troppo bene, pure i compagni si chiedono, ma come è possibile che non gioco nel Napoli?».

Insomma, al Procuratore federale Pecoraro arriverà uno spaccato di conoscenze e una mole di intercettazioni che nulla ha a che vedere con le ipotesi di partenza, mentre sul fronte delle scommesse sono emerse finora solo analogie e coincidenze. Come la vittoria di Francesco Esposito di una bolletta da 5mila euro su tre risultati sicuri: le vittorie del Napoli, della Fiorentina e del Paris Saint Germain (degli ex Cavani e Lavezzi). Vittorie che sembrano segnate più dal tifo per i propri eroi che da pressioni e combine clandestine.

Fonte: Il Mattino.

LEGGI COMMENTI