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Nino D’Angelo: “Higuain ha fatto il male suo e non solo. Napoli, Gomorra, Merola e D’Alessio…”

Calciatori
5 Gennaio 2017 21:59 Di redazione
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Nino D’Angelo ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano “Il Tempo”. Ecco alcuni passaggi interessanti, non sono mancate stoccate a Higuain“Quando Higuain è andato via qualcosa si è rotto. Non credo sia un traditore. Ma ha fatto il male suo e della squadra. A Napoli giocavano tutti per lui, alla Juve certe volte neanche gioca”.

Poi un commento sul momento della sua città: “Napoli è una città che cambia e non cambia, rivoluzionaria e conservatrice. La città si è evoluta, anche se si parla solo della camorra. Non è che non esista, sia chiaro, ma ñ’è anche del bene, invece si parla solo dei morti ammazzati e della criminalità”.

Gomorra? “È una bella serie, ma fa vedere solo l’anima cattiva di Napoli. Anche perché il rischio di emulazione c’è. Qui ci sono ragazzini che parlano con le parole dei boss della tv e questo fa paura. E poi a Scampia non ci sono solo delinquenti, c’è chi sisposa e mette su famiglia, mica si spara dalla mattina alla sera”.

Neomelodici? “Perché torno ai primi successi? È un regalo che faccio a me e ai miei fan. E voglio dare uno schiaffo in faccia a “quello col caschetto”, che ha scritto pure qualche bella canzone, ma solo perché portavo i capelli a quelmodo non volevano capire cosa c’era dentro, nella testa. Sui giornali scrivevano “il caschetto colpisce ancora”, ero diventato un fenomeno da baraccone. In realtà avevo in- ventato un genere, quello che oggi si chiama neomelodico. “Nu jeans e ‘na maglietta” è la madre di tutte le canzoni neomelodiche. Io ho avuto da solo il successo di tutti i neomelodici di oggi messi insieme. Senza di me a Napoli si farebbero ancora le canzoni dei guappi, che andavano di moda quando ero giovane. Io ebbi il coraggio di cambiare tutto. È come se oggi uno ambienta a Scampia la più bella storia d’amore mai scritta. Nessuno ci crede, ma può funzionare. A me successe, ma forse i tempi erano diversi, e ho avuto anche un po’ di … Se mi sento bistrattato dai media? No, penso sempre a Totò che quando faceva i film lo attaccavano tutti. Quando sarò morto, spero il più tardi possibile, si accorgeranno che ho scritto “Senza giacca e cravatta” e ho vinto un David di Donatello per le musiche di “Tano da morire”. Non ho fretta però. Quello che mi da fastidio è il pregiudizio. Che erano tutti stupidi quelli che compravano i dischi miei? La colpa è sempre del caschetto, piaceva a chi mi amava, veniva usato per prendermi in giro da chi mi odiava. Però ancora mi imitano, pure in tv. Qualche rivincita me la sono già presa però: quando Miles Davis dichiarò che aveva ascoltato le mie canzoni ed era rimasto scioccato. Disse che gli sarebbe piacuto suonare la mia musica. A quanti artisti italiani è successo? Hanno provato a far passare la cosa come una leggenda metropolitana, ma ci sono i testimoni e gli articoli dell’epoca: Miles amava Nino”.

Merola e D’Alessio? “Per me la sceneggiata è stata di passaggio. Io ero avanti, Mario Merola non ha lanciato me, perché io ero già famoso e andavo avanti da solo. Gigi D’Alessio è stato un ragazzo fortunato come me, ha fatto canzoncine come le facevo io all’epoca e ha avuto successo. Ma senza di me non esisterebbe. Penso che lo ammetta anche lui. Io poi mi sono sistemato, ho comprato casa a mia madre e mi sono detto: ora mi metto a fare l’artista, mi sono tagliato il caschetto e ho vinto il David di Donatello. Dopo l’ultimo Sanremo sono andato primo in classifica in Romania”.

Politica? “Quella che amavo io non c’è più. Il mio cuore sta a sinistra, ma ora ci sono in giro solo incompetenti. Oggi non sto con nessuno. Ho creduto nel Pd ma non mi ci riconosco più. A sinistra li ho votato tutti, pure Nichi Vendola. Ma col cuore sono rimasto a Berlinguer, sono un vecchio comunista sognatore. E senza caschetto”.

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