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REPUBBLICA – La supersfida non finisce stasera in 90 milioni c’è il Napoli del futuro!

Opinioni
29 Ottobre 2016 09:53 Di redazione
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Che strana partita, comincia in un mattino velato di pioggia e vento, sabato 23 luglio, ci si mise in Trentino anche la fredda estate 2016. Si gioca a Torino in un sabato così lontano e diverso, sembra chiudersi in tre secondi, due uomini in primo piano nel fascio di luci dello stadio più moderno d’Italia, tutti a vedere se Higuain saluta l’allenatore che tradì, tutti a vedere se il padre deluso lo perdona, tutti a chiedersi se il bomber spergiuro avrà almeno il coraggio di arrossire. Macché, la barba è una maschera.

E non finirà stasera, questa partita, ma fra qualche anno. Durerà finché sarà finalmente chiaro chi ha vinto e perso nell’affare che sembrava impossibile, la Juve e Torino che per 90 milioni comprano nel calcio i sogni di Napoli. Persino il sindaco de Magistris, che pure sta giocando una partita politica tutta sua con il governo, si infila in questa storia che non cambia né peggiora la città.

Su Radio Uno abbocca volentieri alle domande di “Un giorno da Pecora”. Sostiene che Napoli debba sentirsi più tradita da Higuain che da Renzi. Ma che cosa davvero accadde quel sabato 23 luglio? Se il calcio è solo sentimento, se è solo fedeltà e tradimento, solo amore e odio, il flirt di Higuain proprio con la Juve, consumato 8 giorni prima in un albergo di Madrid con la firma nelle mani di Marotta e Paratici, lascia una ferita profonda. Ma se il calcio è solo danaro e calcolo, vittorie e cinismo, lungimiranza e gol, chi ha realizzato un affare? Non è possibile saperlo subito. Seguendo la seconda direzione, quel contratto in un solo in un sol giorno ha cambiato il destino di un uomo e due club, forse del campionato e dei prossimi. Ci vuol tempo per capire. Si parte dalla Juve.

Estate piena. Ha appena vinto lo scudetto, il quinto. Sa vincere in Italia con merito, ma non respinge l’aiuto di fortuna e arbitri. Per evolvere in Europa aggiunge le unghie alla forza della struttura. Sottrae gli uomini migliori a Napoli e Roma, staccati di 9 e 11 punti. Higuain e Pjanic, quindi. Doppio colpo: crescere in Champions e indebolire le rivali italiane. Higuain, poi. Oltre lo strappo, si legge l’involontaria confessione di impotenza e ingratitudine. L’uomo dei 36 gol non crede di arrivare allo scudetto e al Pallone d’Oro da solo, non riconosce ai compagni ed a Sarri quanto lo abbiano davvero sostenuto nell’impresa, ma si illude di toccare il cielo trasbordando sul jet juventino.

Diego portò da solo il Napoli e l’Argentina al triondo in Italia e nel mondo, ma lui non è Diego, e lo sa. Come ha rivelato Marco Azzi su “Repubblica”, spunta in primavera una lesione che diventa uno squarcio nell’isterico pomeriggio di Udine. Lui e la squadra non s’intendono più. Se così, bara quando indica in De Laurentiis il motivo dell’addio. Asseconda così il tifo ostile, bel coraggio. Tace anche ora sulla Juve, che lo mette sulla bilancia come un vitello e dove espia la pena più cupa. Recitare la felicità. Il Napoli, infine. Reinveste i soldi della Juve in 6 acquisti. Giovani di qualità. Se Sarri li alleva bene, Milik (più giovane di 7 anni) può replicare Higuain, Diawara emulare Pjanic, Rog avvicinarsi a Marchisio, e Koulibaly non è quotato già come Bonucci? Che strana partita, si gioca stasera e finisce chissà quando.

Antonio Corbo – La Repubblica 

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