Sarri si racconta a Sky: “Era destino che allenassi il Napoli! Higuain resta un figlio ma ha fatto una scelta discutibile. Su ADL e Diego…”
Il tecnico azzurro, Maurizio Sarri, ha rilasciato una lunga intervista a Sky Sport per la rubrica “Mister Condò”, dedicata ai grandi tecnici del calcio internazionale. Ecco quanto dichiarato: “Quando ho deciso di lasciare il lavoro in banca per dedicarmi totalmente al calcio, ho avuto subito l’appoggio della mia famiglia. Mi dissero che se ritenevo quello un modo per trovare serenità, allora dovevo farlo. Era una scelta inevitabile, volevo pensare calcio dalla mattina alla sera”.
Sul vecchio lavoro: “Giravo l’Europa era divertente, era un lavoro con operazioni di somme rilevanti, per le grandi aziende a scopo di lucro con prezzi che cambiavano continuamente. Lavoravo alla Banca Toscana che fa parte del gruppo Montepaschi. Fa un brutto effetto veder coinvolto Montepaschi ai mali del nostro pasese, era una bella realtà, se penso a tutti i ragazzi che lavoravano con me… non so se la storia sia finita benissimo”.
La prima volta da allenatore professionista: “Fu quando vincemmo la Coppa Italia di D, arrivammo secondi e vincemmo i play-off andando in C2. Portare un paesino di 7mila abitanti prima in C2 e poi in C1 fu gratificante. Lì ho pensato ‘è facile, posso farlo’.
La passione per Merckx ed Alì: “Sono stato sempre un grande appassionato di tutti gli sport, a casa mia era pane e ciclismo, con mio padre, mio nonno e i miei zii che hanno fatto i corridori“.
Su Arrigo Sacchi: “Il paragone con lui mi onora, anche se lui ha vinto tutto, se faccio questo mestiere devo ringraziare lui. egistravo il suo Milan, lo guardavo in VHS, poi rivedevo i movimenti difensivi. Mi piaceva il senso di ordine che aveva la sua squadra, rispetto alle altre. Nel calcio c’è un prima e un dopo Sacchi“.
Sulla Fiorentina punto d’arrivo: “Da bambino ero tifoso del Napoli, ma anche dopo ho visto alcune volte Diego al San Paolo. Tanti zii erano tifosi della Fiorentina, quindi vedevo anche i viola, sono le squadre della vita. Una rappresenta dove sono vissuto, l’altra dove sono nato”.
Sulla chiamata del Napoli: “Mi ha emozionato, alle elementari ero l’unico a tifare per gli azzurri di tutta la scuole nelle periferie di Firenze. Ritrovarmi ad allenare il Napoli è stato qualcosa d’emozionante, ho detto ‘allora è destino‘”.
Il primo impatto con il gruppo azzurro: “Erano silenziosi, una situazione strana. Mi davano la sensazione di essere un gruppo triste, gli ho fatto capire che questo lavoro deve essere un divertimento. Una squadra triste può essere applicata, ma perde sempre 1 a 0. Poi piano piano ho visto quello che volevo. Quando becchi chi ti fa l’imitazione… Insigne sicuramente, ogni tanto urla come faccio io nell’allenamento. Urla come me, lo fa uguale, lì capisci che l’aria è cambiata”.
Sulle critiche di Maradona all’inizio dell’esperienza napoletana: “Dubitavo che Diego mi conoscesse, quindi ho risposto in maniera netta e sincera. Non riuscirei mai a litigare con un mito, ricordo quando lo andai a vedere in ritiro a Regello, e comunque le critiche erano giustificate visto che non arrivavano i risultati. Poi ha avuto belle parole e mi ha reso felice”.
Su De Laurentiis: “E’ un presidente che è molto sereno, a parte alcuni momenti di incazzatura, lo sento sempre tranquillo e contenuto nei riguardi del sottoscritto. A lui non ho chiesto niente, anche perchè non sono in quei club dal fatturato grandissimo, è giusto che salvaguardi la società”.
Sulla squadra: “Siamo piacevoli da vedere giochiamo un bel calcio, anche se raccogliamo meno di quanto seminiamo e questo è un limite. Albiol e Koulibaly sono grandi giocatori, Kalidou ha uno strapotere fisico mondiale. Alcuni giocatori li senti tuoi, come per dire era un buon calciatore, l’ l’ho fatto diventare ottimo, ma per i campioni dipende dal loro dna”.
Su Higuain: “Gonzalo è un ragazzo particolare, ha bisogno di alcune cose per rendere al meglio. Per me è il centravanti tipico più forte al mondo, ma gli ho sempre chiesto molto in allenamento. L’abbandono è stato brutto mi aspettavo la Premier, ma non la Juve. . Per un po’ non l’ho sentito, non volevo neanche sentirlo. Come un figlio che ti fa arrabbiare, lo sbraneresti per qualche giorno, ma resta un figlio. Ha fatto una scelta discutibile, ma questo non significa che non sia una persona perbene”
Sul Real: “Il Real è una squadra straordinaria che ti può ribaltare il match in pochi secondi, siamo soddisfatti di poter giocare contro la squadra che forse è la più importante al mondo. Giocheremo in uno degli stadi più famosi al mondo. C’è il timore che prende tutti, perchè non siamo super uomini, e ci chiederemo ‘saremo all’altezza di questi?’, io credo di sì alla fine, potranno avere qualcosa in più, ma in partita possiamo starci. Un giorno potrò dire io ho giocato al Bernabeu in una sfida di Champions”.