Di Vicino: “Meritavamo di vincere contro il Real! Roberto Carlos mi regalò la sua maglia”
Giorgio Di Vicino, ex azzurro, napoletano di Pianura, ha rilasciato un’intervista sul Corriere del Mezzogiorno, ricordando quel suo gol in amichevole al Real Madrid: «Partimmo la mattina per giocare di sera. Zeman all’ultimo momento mi convocò. Brividi, tensione e tanti campioni come avversari. C’erano Figo e Roberto Carlos, con lui mi sono scambiato la maglia: ce l’ho ancora conservata ed è ancora sporca. Avevo vent’anni e l’orgoglio di indossare la numero sette azzurra. Sei minuti ed eravamo già in vantaggio: scambio tra Saber e Vidigal, cross e tutto solo di testa metto in rete. Finì 1-1, ma avremmo meritato di vincere».
Ancora Real, ma questa volta c’è la Champions. «Per come sta giocando il Napoli ora, sono convinto che potrà mettere in difficoltà il Real. Poi bisognerà vedere a febbraio lo stato di forma di entrambe. Ho visto gli azzurri al San Paolo contro l’Inter e mi hanno fatto divertire, per non parlare della sfida di Lisbona: una lezione di calcio al Benfica. Il San Paolo sarà stracolmo e io voglio esserci».
Il suo Napoli era appena tornato in serie A. In panchina c’era Zeman. «Ci furono tante difficoltà e poi la squadra finì di nuovo in B. Quella del trofeo Alicante fu l’unica gioia di una stagione pessima. Zeman è stato un vero maestro. Ho giocato tre anni con lui ed è stato molto importante per la mia carriera».
L’avventura a Napoli è durata pochissimo. «Sono nato a pochi passi dallo stadio e da Soccavo e sono cresciuto nelle giovanili azzurre: era un sogno indossare la maglia della squadra della mia città. Un sogno che è svanito subito».
In quale calciatori del Napoli attuale si rivede? «Proprio perché ho giocato da esterno mi piacciono Insigne e Mertens che hanno qualità tecniche impressionanti e sono fondamentali per il gioco di Sarri. Io però sono mancino e ho giocato sia a destra che a sinistra in attacco».
Di Vicino cosa farà da grande? «Ho rescisso col Melfi in Lega Pro, mi piacerebbe allenare ho il patentino dal 2009, ma ora mi diverto ancora a giocare e aspetto offerte. Qualcosa si sta muovendo. Allenare è un’idea che mi stuzzica, ma il fisico a 36 anni risponde ancora bene. Non ho ancora piantato il chiodo per appendere le scarpette».