VIDEO – “Ultimo Stadio”, il documentario sulla morte di Ciro Esposito scatena la protesta degli Ultras del Napoli: “Sciacalli”

E’ arrivata senza farsi attendere la risposta degli Ultras del Napoli  all’indomani della messa in onda del documentario di Sky che ha raccontato quella tragica giornata del maggio 2014 in cui Ciro Esposito, tifoso partenopeo, fu colpito a morte da Daniele De Santis.

All’esterno della sede dell’emittente satellitare, infatti, è stato esposto uno striscione dai contenuti e dai toni molto forti che hanno, tra l’altro, fatto il verso al titolo del docufilm: “Lucrare su ciò che è stato… è questo l’ultimo stadio. Sciacalli! Gli ultras della A”. 

Ecco alcune immagini:

 

Vi proponiamo inoltre una riflessione di Emilio Coppola su Indentitàinsorgenti.com

Da “Ultimo stadio” a “stato d’assedio”. A chi da anni vive e combatte gli stereotipi è bastato vedere il trailer per capire che il docufilm “ultimo stadio”andato in onda domenica sera alle 23 su sky atlantic (il canale di gomorra per intenderci) sarebbe stato l’ennesima veicolazione della realta’.

Chi scrive, impegnato come legale in alcuni processi legati a quella serata, possiede le giuste informazioni per poter dire che in quella drammatica occasione sono stati usati due metri di giudizio….ai Napoletani, dal punto di vista mediatico, è stata data la colpa di aver deciso lo svolgimento della partita (al De Tommaso, per i media “Genny la carogna”, su tutti) di aver creato il caos che ha portato al ferimento (e poi alla morte) di Ciro Esposito e soprattutto di aver attentato la calma e la tranqullità della capitale d’Italia.

Ancora ai Napoletani dal punto di vista giudiziario è stato contestato tutto ciò che era ravvisabile dai filmati (giusto in un paese dove l’esercizio dell’azione penale è obbligatorio): peccato che la stessa solerzia e meticolosità non sia stata usata per perseguire i complici di Danielino De Santis, l’assassino di Ciro, (gli amici di Esposito sono andati invece a giudizio) ed anche gli stessi tifosi viola che come i partenopei cercavano di sincerarsi sulle condizioni del “rivale” ferito sono rimasti fortunatamente esclusi da ordinanze di custodia cautelare e processi penali… il canovaccio sulle televisioni e nelle aule di giustizia è stato insomma quello e continua ad esserlo da due anni a questa parte. Si sentiva dunque il bisogno di un docufilm che continuasse a descrivere questo leitmotiv? Si sentiva il bisogno di un docufilm che parlasse di Ciro in modo marginale e lumeggiasse le condotte del De Tommaso e dei napoletani?

Codice di procedura penale alla mano, essendo intervenuta una sentenza di primo grado, era possibile che tutto ciò diventasse docufiction. La domanda però resta: quanto è etica questa narrazione? E resta un dubbio amletico: come mai in una nazione di inciuci e gossip da quattro soldi la fanno da padrona i De Santis, mai trattato come un Bosetti qualsiasi (che sempre di omicida si tratta)?

Forse perché i contorni inquietanti che offuscano quella persona avrebbero infastidito il clichet creato ad arte da media e autorità?

Non mi appassionano le polemiche e i piagnistei: credo anzi che il vittimismo sia benzina della discriminazione sottile e non credo che gli atteggiamenti distensivi e concilianti siano un buon deterrente a tali modelli: credo anzi che la nostra città debba iniziare a reagire in maniera scomposta forte e decisa a tali mistificazioni, cioè a narrazioni “tossiche” che non rendono onore a chi ha perso la vita ed in maniera uguale a chi, a torto o a ragione, ha preso delle responsabilità.

Ho scritto questa riflessione senza aver visto il docufilm. E invito ad una riflessione chiunque lo abbia visto: ma davvero era necessario?